8.5
- Band: RPWL
- Durata: 01:07:07
- Disponibile dal: /01/2005
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
La Germania, a mio avviso, non ha mai brillato oltremodo per la produzione musicale in ambito prog e soft rock, ma nulla vieta che ci siano delle dovute e meritevoli eccezioni. La band bavarese di Freising giunge al suo quarto lavoro sbattendoci in faccia un platter di assoluto valore artistico che nulla ha da invidiare ai nomi storici del genere, Genesis in primis, rispetto ai quali vige una maggior freschezza compositiva e una minor retaggio rispetto ai dettami del genere. Che gli RPWL siano nati come cover band dei Pink Floyd sarà cosa nota per i fan della band e altrettanto evidente sarà il sound velatamente simile alla band inglese, anche se da questo punto di vista sentiamo di dire che “World Through My Eyes” ricorda decisamente le produzioni più rock oriented del periodo d’oro di Alan Parson Project. Parlando di suoni e produzione in senso stretto, possiamo certamente affermare che questo album ha tutti i crismi per elevarsi tra le posizioni di punta della produzione discografica di quest’anno. Tutte le tracce sono piacevolmente pervase da un alternarsi di mood che pescano anche dalle tradizioni etniche (soprattutto orientale) ma che, soprattutto, si manifestano con emozioni semplici ed efficaci, mettendo spesso in mostra una preparazione tecnica sopraffina che permette ai quattro membri della band di passare da un tempo all’altro senza quasi farvene accorgere; è il caso della bellissima title track “World Through My Eyes”, che nei suoi dieci minuti di durata offre una ricchezza di sonorità davvero impressionante ed immediata, così come la opening “Sleep” che, a dispetto del titolo, apre alla grande l’album con un vorticoso intreccio di chitarra e tastiera le cui melodie fungono da efficace compendio alla bella linea melodica del cantato. Sonorità molto ovattate portano alla mente anche il primo bellissimo debut album dei Chroma Key, con atmosfere molto “arrotondate” ed improvvise aperture di piano che faranno molto piacere agli amanti del prog inglese. Argomento a parte per un altro bel pezzo dell’album, “Roses”, per il quale Ray Wilson presta la voce imprimendo a questa canzone una tinta sonora molto vicina ai Genesis. Ottima la sua interpretazione vocale, ma anche la parte strumentale non mancherà di farvi apprezzare le qualità di questi RPWL. Brillano anche soluzioni più minimaliste, come nel caso di “3 Lights”, dove primeggia una linea vocale che, accompagnata da chitarra e piano, riesce quasi da sola a sostituire tutto l’impianto strumentale e armonico del pezzo. Abbiamo anche reminiscenze psichedeliche come nel caso di “Solar Fire” e “Sea Nature”, dove la band strizza l’occhio a rivisitazioni settantiane in chiave moderna à la Ayreon, riuscendo comunque nell’intento di sorprendere e rilassare l’ascoltatore. Rosa dalle splendide tinte e dagli aromi travolgenti in una Germania musicalmente sempre più arida, questa produzione targata RPWL merita l’ascolto e l’acquisto ad occhi chiusi.