7.5
- Band: RUIN LUST
- Durata: 00:31:08
- Disponibile dal: 29/09/2023
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
Spotify:
Apple Music:
Giunti al loro quarto disco, gli americani Ruin Lust hanno compiuto un deciso passo in avanti, alzando da una parte la qualità del proprio operato e affossando dall’altra il grado di morbosa follia, già sparpagliata a dovere nei lavori precedenti.
Il terzetto di New York, infatti, dopo aver mietuto un buon numero di padiglioni auricolari con l’ultimo “Choir Of Babel”, rilasciato allo scoppiare del periodo pandemico, nel qui presente “Dissimulant”, edito ancora una volta dalla puntuale 20 Buck Spin, ha perimetrato di filo spinato la propria personale offensiva black-death, inasprendo ulteriormente i toni di quello che è più di un puro e scontato assalto all’arma bianca.
Assodato il muro sulfureo e roccioso già presente nei primi tre album, questa volta la band statunitense ha affinato, se così possiamo dire, il tiro, inserendo qualche trama più articolata e ragionata all’interno del canonico turbinio sonoro. Tumulto che non si traduce in mero caos, come qualcuno potrebbe pensare o decretare a fronte di un approccio semplicistico del full-length: i Ruin Lust hanno dato prova di un songwriting limato e circoscritto, andando così ad inquadrare meglio la singolarità della proposta generale.
In questo senso è la bestiale “Purge” a fungere da esatto manifesto di “Dissimulant”: spezzato in tre tronconi ben definiti, altrettanto chirurgici e micidiali, il brano prende avvio con un autentico salto nel vuoto più putrido e malsano, salvo bloccarsi d’improvviso, lasciando che una desolante marcia ci accompagni per due lunghissimi minuti prima di riprendere la trama iniziale, aumentando vorticosamente il volume e la velocità di riff e assoli.
Altro pezzo simbolo del nuovo album è sicuramente la conclusiva “Chemical Wind”, in cui la mistura di war,black e death si aggroviglia per bene, apparecchiando un sontuoso tavolo di totale disperazione.
Simile nell’operato a quanto fatto dai californiani Ascended Dead, meno letale dei canadesi Revenge, la band guidata dal batterista Michael Rekevics non risparmia le consuete scariche di cambi di ritmo dove brutalità e tecnica la fanno da padroni (“Imperium” e “Clinamen” su tutte), confermando come dietro a quel quadro di fumo insanguinato si celi un progetto minuziosamente calibrato, con la spiazzante “Thrall” che giunge a puntino per sottolineare quanto appena scritto.
Marziale nel suo incedere, la traccia numero quattro di “Dissimulant” va, manco a dirlo, a tracciare le spine di quel fil di ferro menzionato qualche riga fa, spigoloso e seducente nello stesso momento.
Se “Choir Of Babel” vi aveva fatto rizzare le antenne, il nuovo dei Ruin Lust andrà definitivamente a colpire i vostri centri nevralgici.