7.5
- Band: RUINAS
- Durata: 00:30:00
- Disponibile dal: 13/05/2022
- Etichetta:
- Spikerot Records
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Iniziamo dalla fine e dai diciassette minuti di “Lázaro”, ultimo brano del qui presente “Resurrekzión”, EP dei Ruinas, creatura spagnola messa in piedi quattro anni fa da Rober Bustabad, ex chitarrista dei Machetazo, simbolo underground del grind/death iberico. Più di mille secondi durante i quali, come già avvenuto nella parte conclusiva del debutto targato “Ikonoklasta”, l’artista ispanico depone le armi tipiche del metallo estremo, mettendosi a giocare con synth, così da costruire un ultimo viaggio extrasensoriale, giusta terminazione dell’assalto innalzato con i pezzi precedenti. Come un novello Barry De Vorzon o Giorgio Moroder (giusto per scomodare due nomignoli), Bustabad si lancia in un lungo inseguimento dove il senso di tragedia incombente, celebrato dalla violenza esercitata nei primi quattro episodi dell’EP (edito dalla nostrana Spikerot Records), trova la dimensione definitiva dai tratti di una desolazione ansiogena e malinconica, ricalcando il minimalismo sonoro di alcuni documentari degli anni ’80 (ricordate la scena finale del film “Koyaanisqatsi” del 1982, musicato da Philip Glass?).
Una visione apocalittica in cui lo sgretolarsi della vita, nel transitare verso la morte (o un’altra vita) subisce i colpi da machete sferragliati da brani come “Último Vector” o la stessa titletrack, raccogliendo gli elementi cardine dei Ruinas, miscelando a dovere grind e death metal, contornati da atmosfere lugubri e cupe. Bustabad, responsabile delle sei e quattro corde, oltre che singer e addetto al synth, viene accompagnato ancora una volta dal batterista Angel, degno esecutore ritmico delle composizioni crepuscolari realizzate dall’amico polistrumentista. Trenta minuti devastanti ed oscuri che si rincorrono senza dar tregua all’ascoltatore: una “Resurrekzión” che non lascia via di scampo, un’esaltazione spirituale che andrà a toccare ogni singolo punto nevralgico del vostro corpo. Ruinas: dalla Galizia per servirvi, rovinosamente.