RUINOUS POWER – Extreme Danger: Prototype Weaponry

Pubblicato il 18/02/2025 da
voto
6.0
  • Band: RUINOUS POWER
  • Durata: 00:29:15
  • Disponibile dal: 28/01/2025
  • Etichetta:
  • I Voidhanger Records

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Chiare, fresche e dolci acque, cantava un celeberrimo poeta. Tossiche, fetide e depravate, sono invece le acque nelle quali idealmente – idealmente? – si bagnano tutti quei musicisti orbitanti nel sistema solare dei Mitochondrion. Un numero ridotto di personaggi, a dire il vero, quelli che hanno dato vita e fulgore al mitologico gruppo death metal canadese; dal quale si sono dipartiti, come spin-off, diversi interessanti progetti, con una matrice comune a unirli tramite un filo invisibile.
Così, per l’esordio dei Ruinous Power, creatura che vede in azione Sebastian Montesi (qui a chitarra, voce e sintetizzatori) e Shawn Haché (basso, voce), affiancati dal batterista Brayden Turenne, il germoglio non può che essere il death metal. Quanto a torbidezza e fosco sentire, intuirne la provenienza, chi si celi dietro un disco simile, può essere esercizio fin banale. O forse no. Dipende da quello che si afferra qua dentro, dagli spunti che meglio colpiscono o preferibilmente si afferrano. Perché se è vero che la leva del tormento emozionale e cerebrale è un tratto comune a entità quali Auroch, Egregore, Atemporal, appunto le figliazioni scaturite dai Mitochondrion negli anni, la creatura a nome Ruinous Power va in una direzione ancora differente.
Il pendolare fra dettami della tradizione estrema novantiana ed esplorazioni in un altrove sonoro plumbeo e inconoscibile ha conosciuto per il duo Montesi- Haché varie gradazioni finora, ed è proprio questo tenere assieme amore per le radici e voglia di non fermarsi a quanto già noto, ad aver dato costantemente nuova linfa al loro operato. Nel caso di Ruinous Power, siamo in presenza della musica più ‘old school’ mai partorita da questi musicisti nordamericani.
Sicuramente, i tratti avveniristici dei Mitochondrion sono solo un vago, estemporaneo ricordo. L’album nel suo complesso attinge in variabili misura a death, black e thrash metal, in un’ottica che richiama preferibilmente atmosfere arcane, un sentire da primi vagiti dei predetti generi, rielaborati per non essere un mero omaggio ai tempi andati, ma una buona attualizzazione di quanto proferito a suo tempo dai venerati maestri.
“Extreme Danger: Prototype Weaponry ” si offre a noi abbastanza schietto, privo di ermetismi e sovrastrutture, mediando appena tra l’amore mai sopito per dissonanze e contorsioni chitarristiche, e un’impulsività che richiama il thrash metal più isterico dei tardi anni ’80, quando era ormai a pochi centimetri dallo sfociare nel death metal. Le tracce dell’album tentano di far coesistere un’idea arrembante di metal estremo, genuina e ‘popolare’, con l’imprevedibilità e le voglie di eccentricità dell’extreme metal di oggi, nei suoi tratti più evoluti e labirintici. La bilancia pende in ogni caso verso il primo aspetto, complice anche una produzione relativamente rustica per gli standard odierni, leggermente povera a nostro avviso in termini di profondità, per quanto coerente con l’indirizzo stilistico.
Se è soprattutto sul fronte ritmico, con molteplici passaggi dritti e battenti, non di rado affini al martellare monocorde del war metal, che si vanno a cercare le barbarie, il lato chitarristico regala qualche raffinatezza. Le tipiche torsioni e dissonanze del death metal canadese danno estemporanee pennellate di rilievo ai pezzi, nonostante non si vada così spesso a cercare soluzioni particolarmente elaborate od originali.
A dire il vero, alle buone sensazioni di partenza, con un’opener lunga, tormentata, fitta di dettagli e situazioni intriganti come “But What Of Sacred Mars?”, segue un successivo sviluppo che, francamente, sa un po’ di lavoro lasciato a metà. Tra accelerazioni schizoidi, midtempo cruenti e crepitanti, attacchi frontali thrash-death e qualche guizzo chitarristico fuori dagli schemi, da “The Long Game” fino a “The Descent Of The Host” la ricetta è un po’ la medesima. Si tratta di canzoni brevi, rapide e arcigne, ben suonate e taglienti, ma anche prive di qualità clamorose. Spezza il ritmo la title-track strumentale, con un intermezzo atmosferico senza infamia e senza lode; a parte questo, non ci sono grandi impennate, né sul piano della qualità strumentale, né su quello emozionale. Insomma, per una volta, questi talentuosi musicisti canadesi non sembrano aver avuto grandi colpi di genio ed “Extreme Danger: Prototype Weaponry ” appare come un’uscita destinata a perdersi nella mole di dischi estremi che usciranno nel 2025.

TRACKLIST

  1. But What of Sacred Mars?
  2. The Long Game
  3. Kneel
  4. Extreme Danger Prototype Weaponry
  5. +++ Engine Kill +++
  6. Cerebrum Malefice
  7. The Descent of the Host
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