6.5
- Band: RUNNING WILD
- Durata: 00:51:08
- Disponibile dal: 02/10/2013
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Lo scorso anno il Capitano “Rock n'” Rolf Kasparek dopo un breve stop riportava in vita i Running Wild con il deludente “Shadowmaker”, un disco privo di idee al punto tale da aver fatto sorgere il dubbio che probabilmente sarebbe stato meglio evitare il ritorno sulle scene. A supporto di questo pensiero anche il fatto che il gruppo, ormai praticamente composto dal mastermind Rolf e dal suo fido chitarrista Peter Jordan, non avesse tenuto nemmeno una data dal vivo. Serviva quindi una sorta di riscatto e il modo più immediato era il qui presente nuovissimo album “Resilient” che vede la luce a distanza di un solo anno e mezzo dal suo predecessore. Per cancellare le critiche negative serviva un lavoro quantomeno discreto, un riavvicinamento alle tematiche piratesche tanto amate dai fan ma quasi del tutto accantonate col precedente disco e un’immagine più vicina alle tradizioni della band. Ecco dunque il ritorno del cagnaccio Adrian in una copertina molto anni ’80, l’annuncio già mesi prima della pubblicazione che sull’album sarebbe stato presente un pezzo, intitolato “Bloody Island”, in linea con la vecchia “Treasure Island” e una campagna sui social network decisamente più efficace della precedente. Quello che conta però, si sa, è la musica e da questo punto di vista possiamo dire che la penna di Rolf ha sicuramente rialzato il proprio livello qualitativo. “Resilient” è infatti un album più che sufficiente, non paragonabile ai grandi dischi del passato pre-“Victory” (quando ancora i Running Wild erano più identificabili come una band e non un solo project di Rolf) ma ad ogni modo molto superiore a “Shadowmaker”. A permetterci di dire ciò sono soprattutto quattro brani veramente degni di nota. In primis la opener “Soldiers Of Fortune”, un bell’up-tempo in stile Running Wild dei primi anni ’90 con un ritornello decisamente efficace e dal buon potenziale live. “The Drift” farà invece contenti i fan più legati al tipico riffing dal sapore piratesco che negli ultimi anni era stato accantonato da Rolf, mentre la più hard rockeggiante “Desert Rose” ci sorprende positivamente grazie al suo taglio molto orecchiabile e melodico ma allo stesso tempo in linea con lo stile del gruppo. Il quarto pezzo forte del disco è la conclusiva e già citata “Bloody Island”, una epica e coinvolgente cavalcata dal retrogusto marinaresco che culmina con un ritornello immediatissimo. Il resto del lavoro viaggia su coordinate molto influenzate dall’hard rock e su livelli qualitativi sufficienti a parte un paio di casi, i due scialbi mid tempo “Resilient” e “Down To The Wire”, nei quali torna a farsi vedere lo spettro della scarsa ispirazione che aveva funestato “Shadowmaker”. I suoni sono abbastanza buoni, anche se fin troppo nitidi, ma la batteria continua a far sorgere il dubbio che ci si trovi di fronte a una campionatura, sebbene Rolf tenga a precisare che sia stata suonata da un vero batterista, il quale però non figura da nessuna parte sulle note informative del CD. Nonostante queste precisazioni, “Resilient” riesce a risollevare le quotazioni di un nome fondamentale della scena classic europea che tra un poco credibile scioglimento, durato pochissimo, e un rientro in sordina, pareva destinato a cadere nell’oblio. Ora ai fan non resta che sperare nel tanto atteso ritorno sul palco della ciurma guidata da Capitan Rolf.