6.5
- Band: RUNNING WILD
- Durata: 00:54:14
- Disponibile dal: 01/03/2005
- Etichetta:
- G.U.N. Records
- Distributore: BMG
Spotify:
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I Running Wild sono la band perfetta per chi non vuole sorprese. Da Rock’n’Rolf e compagni non ci si deve aspettare nessun colpo di scena, nessuna fantomatica evoluzione, nessun sound all’ultimo grido, ma semplicemente heavy metal allo stato puro. Dopo un doppio best of ed un cd/Dvd dal vivo, la band torna finalmente con il tanto atteso studio album, “Rogues En Vogue”, un nuovo capitolo di questa avvincente saga piratesca che ci accompagna da ormai vent’anni. Gli ultimi lavori dei Running Wild, è cosa nota, non brillano di luce propria e purtroppo nemmeno il nuovo disco riesce a porsi sullo stesso scalino di quei vecchi capolavori rispondenti al nome di “Under Jolly Roger”, “Blazon Stone” e “Black Hand Inn”; fortunatamente però “Rogues En Vogue” segna il ritorno ad un sound che ultimamente sembra essere stato dimenticato dai nostri prodi. L’opener “Draw The Line” è un classico mid tempo in stile Running Wild che vanta un refrain hard rockeggiante dai cori veramente efficaci. Proseguiamo in pompa magna con “Angel Of Mercy” , una speed song a-la “Blazon Stone” molto curata e calzante a pennello con le produzioni passate della band. Come non citare poi l’epica e maestosa “Skull & Bones”, l’episodio piratesco per eccellenza dell’intero “Rogues En Vogue”: introdotta da classici arpeggi di chitarra, “Skull & Bones” prosegue su rocciosi tempi medi ed epiche melodie che ricordano la sublime “Treasure Island” (come piccola nota biografica, per scrivere il brano Rolf si è ispirato al film “La Maledizione della Prima Luna”). Dopo gli episodi sopra citati, l’ascolto perde mordente, non tutti i brani si mantengono su alti livelli di qualità, addirittura la consueta suite “The War” altro non è che una happy song che potrebbe benissimo provenire dalla penna di un Kai Hansen in luna storta. A peggiorare il tutto riscontriamo una produzione appena sufficiente. Rock’n’Rolf, oltre ad aver suonato tutte le parti di chitarra e il basso in metà canzoni, ha interamente prodotto l’intero disco da sè. Ci chiediamo se l’eccessivo accentramento di tutte le attività discografiche in una sola persona possa alla fine causare qualche danno al risultato finale, fatto sta che “Rogues & Vogue” ha un sound spesso cupo e ovattato, in più le parti di batteria suonano finte, “plasticose” e tremendamente innaturali (chi ha detto drum machine?). Luci e ombre si abbattono sui Running Wild, con più meticolosità su qualche brano e con una produzione in stile “The Rivalry” il giudizio finale avrebbe sterzato bruscamente a vantaggio di Rolf e della sua band, invece dobbiamo accontentarci di un album quasi discreto.