RUSH – Hemispheres

Pubblicato il 21/03/2017 da
voto
10.0
  • Band: RUSH
  • Durata: 00:36:12
  • Disponibile dal: 29/10/1978
  • Etichetta:
  • Mercury

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La carriera dei Rush è lunga e costellata di tanti successi e capolavori. Tra le diverse fasi che l’hanno caratterizzata, dopo gli esordi dalle forti influenze zeppeliniane, si può individuare nella seconda metà degli anni ’70 un periodo in cui la band vira in maniera molto più decisa verso un hard prog molto complesso, con lunghe suite e una maggiore esaltazione del proprio spessore tecnico, dato il ricorso, sempre più evidente, a virtuosismi, tempi e ritmi complessi, nonché a tutti gli altri elementi tipici del prog. Potremmo individuare, in particolare, una sorta di trilogia fantascientifica, costituita da “2112”, “A Farewell To Kings” e “Hemispheres”: questi ultimi, specialmente, sono due album strettamente connessi tra di loro, tanto che la lunga suite “Cygnus X-1” è suddivisa tra i due dischi. “Hemispheres”, pubblicato nel 1978, rappresenta probabilmente l’apice creativo di questa fase della carriera dei Rush. Già “A Farewell To Kings” era effettivamente un capolavoro, con un finale tuttavia quasi monco, nel senso che si avvertiva come il “Book One” di “Cygnus X-1” non fosse completo, lasciando nell’ascoltatore l’impressione di un vago senso di incompiutezza. Il seguito di questo brano apre proprio l’album successivo, sviluppando le trame progressive già accennate in precedenza e dando vita ad un pezzo di oltre diciotto minuti di durata, una traccia suddivisa in sei parti, nella quale la band spazia tra passaggi fantasiosi e magniloquenti, talvolta quasi epici, ed altri più ariosi e melodici: superfluo dire che nell’insieme le diverse parti raggiungono livelli altissimi, che esaltano una volta per tutte la grandezza compositiva ed esecutiva della band canadese. La seconda e la terza canzone del disco sono appena più convenzionali, almeno per quanto concerne la durata e un approccio più vicino alla classica forma-canzone. “Circumstances” è un pezzo infatti abbastanza diretto, per quanto caratterizzato da una sezione ritmica tutt’altro che semplice o banale, così come “The Trees” è una canzone alquanto melodica, non a caso destinata a diventare una delle più cantate dal pubblico nei concerti dei Rush (famosissimo l’arpeggio iniziale), che non rinuncia comunque ad una certa varietà tematica. Con l’ultima traccia si torna infine su un minutaggio decisamente più elevato, dato che la “Villa Strangiato” è una strumentale (tra le più belle nell’intera discografia dei Rush) di oltre nove minuti e mezzo. In questo brano, la straordinaria apertura con la chitarra classica e le successive magiche atmosfere create con le tastiere lasciano spazio ad un riff, lo “Strangiato Theme”, ricorrente più volte nell’episodio, il quale ricorda sì un po’ quello di “The Song Remains The Same” dei Led Zeppelin, permettendo comunque ai Rush di rivelarsi assai abili a sviluppare il brano tra trame chitarristiche e oniriche suggestioni, che esaltano tutta la bravura tecnica del trio canadese, mai fine a se stessa e sempre volta ad enfatizzare le diverse sfaccettature del loro songwriting e la raffinata complessità degli arrangiamenti, riuscendo altresì a regalare momenti significativi dal punto di vista dell’impatto emotivo. Si chiude così questo straordinario album e probabilmente anche questa fase della carriera dei Rush, dato che già con “Permanent Waves” il gruppo canadese darà inizio ad una graduale evoluzione del proprio stile, optando per un approccio un po’ differente, che non vogliamo arrivare a definire più commerciale, ma magari leggermente meno complesso e un po’ più morbido sì, in linea con le nuove sonorità che verranno fuori negli anni ’80 e con eventuali esigenze radiofoniche.

TRACKLIST

  1. Cygnus X-1 Book II: Hemispheres (I Prelude; II Apollo Bringer Of Wisdom; III Dyonisus Bringer Of Love; IV Armageddon The Battle Of Heart And Mind; V Cygnus Bringer Of Balance; VI The Sphere A Kind Of Dream)
  2. Circumstances
  3. The Trees
  4. La Villa Strangiato
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