7.0
- Band: RUSSIAN CIRCLES
- Durata: 00:39:41
- Disponibile dal: 19/08/2022
- Etichetta:
- Sargent House
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Per molti compositori post-rock ci può essere stato il dubbio se restare nella comfort zone delle sonorità più melodiche oppure decidere di rischiare e sperimentare. Per quanto riguarda i Russian Circles la decisione ormai è stata presa da qualche anno e da qualche album, dato che già con “Guidance” del 2016 hanno svoltato dalla strada percorsa nelle prime uscite discografiche e si sono imposti nel panorama con nuovi inserimenti granitici, muri di suono che respingono come schiaffi ed esaltazioni strumentali iper ricercate. Con questo ottavo lavoro, il trio di Chicago continua a percorrere un altro segmento di strada con molte variazioni e alcuni rimandi al loro passato. Infatti con “Gnosis” troviamo ancora una volta la continua esplorazione di lidi tanto cari al noise e allo sludge dei Neurosis e degli Isis con vere e proprie pareti sonore difficili da scalare. Di questo genere sono le prime tracce “Tupilak” e “Conduit” e la potente “Betrayal”, dove l’incedere si fa a volte difficile per quel senso di oppressione dei continui riff e del groove di batteria. Ma non ci troviamo di fronte solo a nuovi sentieri, bensì ritornano quei momenti di respiro e quei suoni malinconici come nella titletrack “Gnosis” che è un crescendo veramente tumultuoso oppure in “Ó Braonáin” e nella melodica e conclusiva “Bloom”, dove viene dato molto spazio agli arpeggi del chitarrista Sullivan. Per il resto dobbiamo porre attenzione a tutti quei macigni scagliati in un crescendo di ritmi e di colpi serrati di una batteria usata in ogni sua potenzialità da Dave Turncrantz, che servono a formare una struttura potente e solida a quelle infinite serie di riff, pizzicati, riverberi e arpeggi di Mike Sullivan e alle onde d’urto dei bassi vibrati di Brian Cook. Altro passo in avanti dei Russian Circles: pochi compromessi e tanta voglia di portare avanti un proprio suono, come sempre ben amalgamato nonostante quelle che sono state le difficoltà nelle registrazioni di “Gnosis”, avvenute in una prima fase da remoto durante il lockdown e solo in un secondo momento con la presenza in studio di tutti e tre i membri. E proprio con quest’ultimo lavoro il trio ha esorcizzato questi ultimi duri due anni, dando libero sfogo a tutti i tumulti interiori e offrendoci una potente medicina sonora.