7.0
- Band: S.R.L.
- Durata: 00:45:32
- Disponibile dal: 30/10/2012
- Etichetta:
- Revalve Records
Spotify:
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Sono passati ben cinque anni da “Mutatio et Maestitia”, album che segnò un profondo rinnovamento per gli S.R.L. a livello di formazione. Questa volta, i Società a Responsabilità Limitata si ripresentano sul mercato con cinque anni di affiatamento, fatta eccezione per il nuovo batterista, subentrato nel 2011. Con un titolo scelto di nuovo in latino, i cinque umbri non cambiano di fatto la polpa della loro musica, ovvero un thrash metal molto articolato, dai suoni molto moderni e compatti, molto compressi e che ha come peculiarità il cantato, sia per la scelta di usare l’italiano sia per il tono, uno scream persistente che va fuori dai canonici confini canori del genere. Veniamo quindi al disco, un concept album diviso in tre atti con tanto di epilogo, interludio e prologo. La prima cosa che notiamo è il variare continuo dei brani, un dinamismo ascrivibile al filone svedese del genere. Qualche esempio: “Dolore” presenta una struttura ritmica mutevole, il più delle volte dominata da una linea di chitarra molto melodica che si stampa nella memoria come una litania tale è la sua riproposizione e da toni di voce con uno scream esasperato. Piace meno “Nottetempo”, dove si alternano buoni momenti di chitarra a riff un po’ banali. Si nota comunque il gran lavoro di batteria specie nella parte centrale del lavoro, quella che ci è piaciuta maggiormente. “Il Girotondo dei Dannati” presenta un inizio aggressivo e un altrettanto aggressivo incedere, segnalandosi alla fine come uno degli episodi migliori assieme alla seguente “Nel Nome del Padre”, un up-tempo godibilissimo (con un ottimo ritornello) per via della voce, che si fa più “morbida” e meno fastidiosa. E che dire di “Denti Serrati” ? Thrash metal rapido e melodico come nelle migliori tradizioni svedesi, con la doppia cassa che si fa sentire quando serve. L’alone degli At The Gates permea a dovere questo brano che presenta anche un buon solo di chitarra. La summa finale degli svariati ascolti pone di fronte a uno spartiacque: se siete tra quelli – come il vostro recensore – che mal digeriscono lo scream con tonalità esasperate su dischi thrash, allora il vostro giudizio sarà leggermente alterato. Gli altri invece si esalteranno perché, comunque la si veda, la parte strumentale di “De Humana Maiestate” vale almeno mezzo punto in più del voto finale.