6.5
- Band: SABATON
- Durata: 00:40:59
- Disponibile dal: 24/07/2006
- Etichetta:
- Black Lodge
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Niente di nuovo sotto il sole, ma il solito potente ed epico (pacchiano?) lavoro ad opera degli svedesi Sabaton. Questo è “Attero Dominatus”, nove canti di battaglia nuovi di zecca che si vanno aggiungere alla ormai folta serie di inni al power metal più intransigente che i nostri ormai ci consegnano con scadenza discontinua da ormai da sette anni. La prima domanda che ci era soggiunta anche con il precedente lavoro (“Primo Victoria”) è: ma chi sceglie i titoli degli album? Un malato di mente? Tralasciando quello, concentrandoci sulla track-list la domanda non cambia di una virgola: titoli come “Rise of Evil”, “Metal Crüe” o “Nuclear Attack” non possono che far sorridere, ma i Sabaton sono anche questo. Intransigenza pura, quindi, cromata del metallo più luccicante, quello che mischia HammerFall a Judas Priest per intenderci. L’opener “Attero Dominatus” è subito Sabaton al 100%, con i suoi cori ultra epici e le sue ritmiche incalzanti e cavalcanti, e anche una sensazione di deja-vù nel ritornello (ricorda troppo da vicino “Wishmaster” dei Nightwish) viene perdonata senza molti problemi. Poi è un alternarsi di mid-tempos e di heavy songs, orchestrate in modo ottimale al fine di non tediare eccessivamente l’ascoltatore, con pezzi da novanta come la cadenzata “Rise Of Evil”, la misteriosa “We Burn”, la rocciosa-melodica “Light In The Black” (echi di Savatage nell’aria) a mischiarsi a tracce invero abbastanza piatte come la già citata “Metal Crüe”, “Angels Calling” (troppo ostinata sulle galoppanti ritmiche chitarristiche e poco concentrata sulla resa generale) o la scontatissima “In The Name Of God”, troppo HammerFall per suonare quantomeno ascoltabile. L’impressione generale, quindi, è che la band svedese abbia consolidato un proprio stile, che pur palesando le proprie influenze sta delineando sempre di più la proposta dei nostri, che si trovano quindi perfettamente a proprio agio tra partiture fatte di cori epici e sonorità evocative. Se proprio dobbiamo rivolgere una critica ai Sabaton parleremmo proprio della voce, poco affascinante e tecnica se inserita in un contesto strumentale di tutto rispetto come quello dei Nostri. Se avete amato l’ultimo lavoro fate vostro anche questo “Attero Dominatus”, non ve ne pentirete.