7.5
- Band: SABATON
- Durata: 00:46:37
- Disponibile dal: 17/10/2025
- Etichetta:
- Better Noise Music
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Le band discusse sono decisamente meglio delle band irrilevanti. Nonostante una folta schiera di hater, gli svedesi guidati da Joakim Brodén e da Pär Sundström dall’ormai lontano 1999 sono ancora decisamente un nome sulla bocca di molti, nel bene o nel male.
I numeri però parlano chiaro: concerti prestigiosi e con ottime affluenze, collaborazioni importanti, un’esposizione mediatica continua fatta di merch, video e tanto altro ancora. Ma la musica? Tra l’altro, ormai non è più possibile considerarli un fenomeno temporaneo, perché è almeno da “Carolus Rex” in poi che i nostri hanno iniziato a salire i tanti gradini della scala della notorietà in ambito metal.
“Legends” arriva due anni e mezzo dopo “The War To End All Wars” e nel frattempo qualche cambiamento c’è stato: esce Tommy Johansson – ormai ben conscio di un proprio potenziale da solista – e rientra alle chitarre Thobbe Englund, già parte del gruppo tra il 2012 e il 2016 (e da qualche anno parte pure dei Civil War, la celebre ‘storiaccia’ della scissione in blocco di quasi tutta la formazione avvenuta nel 2012).
I nostri ovviamente non se ne sono stati con le mani in mano, visto che sono stati in tour con svariati grandi nomi – dai Judas Priest alle Babymetal – e hanno pure collaborato con musei e altri enti per via del loro ruolo di divulgatori storici e culturali.
Ovviamente, tra un concerto e l’altro devono anche aver trovato il tempo di registrare un nuovo disco e, nonostante la serrata tabella di marcia, “Legends” è un prodotto tutt’altro che irrilevante – a dir la verità è anche meglio del previsto, visto che stiamo parlando di un gruppo che ormai ha uno stile ben definito da circa una decade.
I singoli estratti prima dell’uscita sono quattro: la corale e sinfonica “Templars”, “Hordes Of Khan” che ci ricorda i Sabaton del passato per come insiste sulle cavalcate power metal, il midtempo “Lightning At The Gates” e infine “Duellist”, che tradisce le origini svedesi per il suo riff di chitarra sospeso tra echi sia classici che melodeath. Il resto non è da meno: a noi sono particolarmente piaciute ad esempio “Crossing The Rubicon” e “Impaler” e le avremmo viste come anteprime alla pari di quanto è uscito.
Certo, gli ingredienti sono un po’ sempre quelli: brani lineari, veri e propri piccoli inni heavy metal sostenuti da cori e ritornelli memorizzabili dove Joakim Brodén trova ancora un suo spazio con la sua voce baritonale.
Anche se stavolta la Seconda Guerra Mondiale non è più il tema portante e le novità vere e proprie sono pochine, “Legends” conserva, se non la citata freschezza, comunque una piacevolezza di fondo innegabile: è diretto, canticchiabile e pieno di singoli memorizzabili.
Tenere alta la qualità per tre quarti d’ora non è proprio caratteristica fondante di questo genere di prodotti, spesso concentrati su un paio di singoli da far fruttare il più possibile nel digitale e riempiti poi di filler.
Perciò, se siete amanti del loro stile e di tutta quell’onda power metal degli ultimi dieci/quindici anni (chi ha detto Powerwolf?), “Legends” è assolutamente da avere. Se non siete mai stati loro fan invece, passate pure oltre, ma un ascolto ai singoli noi lo daremmo comunque. Non si sa mai.
