SACRED OUTCRY – Towers Of Gold

Pubblicato il 16/05/2023 da
voto
8.5
  • Band: SACRED OUTCRY
  • Durata: 00:55:25
  • Disponibile dal: 19/05/2023
  • Etichetta:
  • No Remorse Records

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Il mitico cantante Daniel Heiman, divenuto famoso a suo tempo grazie al suo ruolo nei compianti Lost Horizon, ormai è divenuto un vero e proprio professionista tra i più in vista dell’intero panorama power metal, grazie al suo ingresso in formazioni promettenti come i Warrior Path e i Dimhav. Trattandosi di uno dei nostri cantanti preferiti di sempre, potete ben immaginare l’enorme entusiasmo che ci ha pervaso nel momento in cui abbiamo scoperto del suo ingresso all’interno del progetto greco Sacred Outcry, il cui esordio “Damned For All Time…” a suo tempo è riuscito a collocarsi direttamente tra le uscite migliori del 2020. Inoltre, l’eredità raccolta da Daniel è tutto fuorché leggera, dovendo sostituire un altro mostro come Yannis Papadopoulos, ormai a tempo pieno nei sempre più popolari Beast In Black.
La sopracitata opera, scritta interamente dal leader e compositore George Apalodimas, risale peraltro a molto tempo prima della nostra fruizione, essendo una selezione di pezzi rimasta senza una pubblicazione ufficiale per più di un decennio. Anche per questo, fornire il suddetto lavoro di un seguito non deve essere stato un compito semplice, anche se l’annuncio dei nuovi membri coinvolti, incluso lo stesso Daniel, ci ha fatto ben sperare sin da subito.
Siamo nuovamente in presenza di un concept album, stavolta non tanto incentrato sugli scritti di vari maestri del fantasy, incluso l’inesauribile Michael Moorcock, quanto piuttosto su una storia inedita che vede al centro delle gesta narrate la ricerca delle fantomatiche torri d’oro, da cui il titolo “Towers Of Gold”. Il tutto legato direttamente alla proverbiale epoca d’oro del power metal, con delle influenze che vanno dai Blind Guardian ai Warlord, passando per i Manowar e persino per gli stessi Lost Horizon che tanto han reso celebre la voce di chi ricopre il ruolo dietro al microfono.
A differenza del predecessore, che partiva tutto sommato lento per poi esplodere all’interno di alcuni momenti specifici della tracklist, questa volta tutto inizia con una potenza dirompente sulla doppia cassa a rotta di collo della opener “The Flame Rekindled”, seppur con un lungo intro intitolato “Through Lands Forgotten”. Si percepisce subito quell’ispirazione compositiva che tanto ci ha fatto godere tre anni fa, e la resa vocale di Daniel lascia a bocca aperta oggi come non mai in strofe e ritornelli, anche nel momento in cui la ritmica rallenta, come nella successiva e tetra “The Voyage” o nella semi-ballad “The Sweet Wine Of Betrayal”, il cui andamento coinvolgente andrebbe estrapolato e utilizzato come metro di paragone per tutte quelle band che, pur di inserire un lento nel loro album, finiscono col scrivere tracce insipide e poco ispirate.
La scaletta non si presenta diluita in nemmeno una singola fase, ma anzi esalta alla perfezione ogni singolo passaggio, donando ad ogni brano una propria identità e una dose di pathos ottimamente in linea con le tematiche trattate. L’epicità trasuda infatti da tutte le note, e quando si arriva alla cavalcata “The City Of Stone” si ha la sensazione di aver assistito alla naturale progressione di un racconto di fantasia: dal feroce incipit, passando per una parte centrale variegata, avvicinandosi inesorabilmente alla lunga e gloriosa fase finale, che vede nell’immensa title-track il proprio diadema rappresentativo. Parliamo di ben quindici minuti di esaltazione tematica e musicale, in cui torna nuovamente a farsi sentire la cattiveria melodica più adrenalinica, che modula però in fasi più lente e dolci, con in più qualche chicca inattesa dal retrogusto orientale, arrivando a toccare tutti i tasti che una suite power metal dovrebbe mettere in evidenza. Volendo esagerare, potremmo definirla come una vera e propria summa di tutto ciò che il genera incarna, un po’ come tutto l’album, in cui non abbiamo sentito pressoché nessun dettaglio fuori posto, e che qui porta di fatto all’apice tutto il proprio repertorio artistico. L’outro “Where Crimson Shadows Dwell” può solo scortare l’ascoltatore verso la fine, dopo quanto udito nei minuti precedenti.
Anche sull’esecuzione non troviamo critiche fattibili, in quanto i singoli musicisti forniscono una prova esemplare, valorizzata dall’ottima produzione ad opera dello staff di No Remorse Records, nonché della presenza in veste di ospite di Jeff Black dei Gatekeeper. E vogliamo parlare della voce di Daniel? Tra acuti, sfuriate e fasi su tonalità medio-alte egli continua imperterrito a confermarsi come un gioiello inestimabile, degno araldo di quello cui un cantante power metal dovrebbe ambire sul versante tecnico ed esecutivo.
Dopo quanto detto sui loro connazionali Triumpher, difficilmente ci saremmo aspettati di collocare un secondo album classico, proveniente dalle terre elleniche, sui gradini più alti di questo 2023, il quale invece ci sta dimostrando che le sonorità classiche sono ancora lontane non solo dall’estinzione, ma anche solo da un abbassamento qualitativo effettivo. Si potrebbe dibattere di quanto le produzioni più iconiche e datate continuino a rappresentare il fulcro dei nostri ascolti, ma se per un momento riuscissimo a staccarci dalla nostra vena nostalgica, ci accorgeremmo di quanto la fiamma del metal più inossidabile arda ancora fiera, seppur un po’ nascosta nel marasma di uscite. A questo punto, ci auguriamo che l’anno corrente abbia ancora qualche gemma in serbo per noi, anche se di questo passo sarà molto difficile scrivere la poll a fine anno.

TRACKLIST

  1. Through Lands Forgotten (At the Crossroads of Fate)
  2. The Flame Rekindled (Lurid Lights and Drunken Revelry)
  3. The Voyage (Towards Immortality)
  4. Into the Storm (Beyond the Lost Horizon)
  5. Symphony of the Night (The Curse of the Blind)
  6. A Midnight Reverie (Whispers in the Wind)
  7. The Sweet Wine of Betrayal (The Perennial Sin)
  8. The City of Stone (The Burden of the Crownless Kings)
  9. Towers of Gold (Tempus Edax Rerum)
  10. Where Crimson Shadows Dwell (And Ouroboros Dreamt)
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