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- Band: SACRED STEEL
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Self
Sacred Steel, o li ami o li odi! La band tedesca sin dall’esordio “Reborn In Steel” ha spaccato nettamente l’audiece, chi li considera buffoni e copie mal riuscite dei Manowar, chi invece li innalza a paladini del true metal europeo! Ovviamente con “Slaughter Prophecy” la minestra non cambia, se non per alcuni esperimenti sonori, come appunto la title track, che per un cantato growl e velocità risulta un vero e proprio pezzo black metal! Ovviamente la successiva “Sacred Bloody Steel”, come suggerito dal titolo, riporta la band su lidi true metal senza fronzoli, con chitarre granitiche, i soliti tempi andanti e con le stridule vocals di Gerrit Mutz. E’ proprio il cantante tedesco a decretare l’odio/amore verso la band, la sua voce è così particolare, così atipica che o piace alla follia o la si rifiuta marcatamente. Ebbene, nonstante personalmente non apprezzi il continuo gracchiare di Mutz, devo riconoscere che il sound dei Sacred Steel, pur essendo un qualcosa di scontato e poco innovativo, ha la capacità di conivolgere ogni amante del metallo nella sua forma più pura e incontaminata. Testi cupi supportati da una solida parte ritmica, mentre la solista non fa miracoli. E’ difficile elencare le differenze tra i vari pezzi, perchè queste si riducono al minimale, ascoltare una “Raise The Metal Fist” equivale ad un qualsiasi passaggio del disco. Al termine dell’ascolto il mio animo defender era carico d’adrenalina, “Slaughter Prophecy” è un prodotto divertente che documenta la forma smaliante dei Sacred Steel. Anche questa volta i figliastri di Joey DeMaio hanno messo in luce tutta la loro pacchianeria ed esaltazione, il tutto in nome del true metal. I detrattori della band stiano però alla larga da questo album, non è pane per chi odia i defenders.