8.0
- Band: SADIST
- Durata: 00:46:34
- Disponibile dal: 19/03/2010
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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E’ sicuramente vero che la scena estrema italiana negli ultimi anni è cresciuta esponenzialmente a livello qualitativo grazie a delle giovani e straordinarie band, che hanno portato il nome del nostro paese a dei livelli inimmaginabili fino a qualche anno fa. D’altro canto è altrettanto vero che alcuni gruppi più stagionati rivendicano ancora il loro posto in prima fila: tra di essi spicca il nome dei Sadist, band ligure che ha sempre ottenuto molto meno di quanto meritasse e che torna in pista con questo “Season In Silence” a tre anni di distanza dall’ultimo lavoro. Trevor, Tommy e soci non hanno certo bisogno di presentazioni, dato che album come “Tribe” e “Above The Light” dovrebbero essere ben noti a tutti coloro che amano le sonorità death più intricate e progressive, quindi possiamo passare subito alla descrizione dei nuovi brani. Le dodici nuove composizioni dovrebbero andare a descrivere una sorta di concept inerente l’inverno e sono sicuramente le cose più progressive e a tratti raffinate mai uscite dalla penna di Tommy Talamanca. La componente death è sempre presente, ma la parte del leone qui la fanno le partiture prog, con tutto un corollario di soluzioni che vanno dall’horror al tribale che hanno sempre affascinato i nostri. Mai come questa volta sono evidenti i richiami ai Goblin e alle loro colonne sonore, mai prima d’ora le chitarre avevano osato riff tanto complessi e difficili, mai i break che spezzano i vari brani sono stati tanto vicini al prog rock settantiano. Ormai più che di progressive death metal si può parlare di extreme prog, tante sono le sfumature presenti in “Season In Silence”. A legare a doppio filo i ragazzi alla scena estrema sono ancora una volta le voci lancinanti di Trevor, ben supportate dal resto della band, autrice di una performance eccellente che culmina in brani di rara bellezza ed intensità quali “Evil Birds”, la strumentale “Ogron”, “Night Owl”, “Bloody Cold Winter” e “The Abyss”, nei quali si susseguono rimandi a “Tribe”, citazioni degli ultimissimi Death, tastiere molto cinematografiche, parti di basso al cardiopalma, ottime melodie prog e assoli eccellenti, che sfiorano la perfezione in “Bloody Cold Winter”. Ancora una volta i Sadist ce l’hanno fatta e, quasi sicuramente, ancora una volta spiazzeranno più di un ascoltatore che non avrà la pazienza di entrare a fondo in questa nuova, esaltante fatica. Dal canto nostro non possiamo che levarci il cappello davanti a dei ragazzi che dopo vent’anni di onorata carriera non si sono ancora stancati di continuare a sperimentare, innovare e cesellare il loro sound. Grandissimi.