9.0
- Band: SADISTIK EXEKUTION
- Durata: 00:31:07
- Disponibile dal: 06/1991
- Etichetta:
- Vampire Records
Quello che presentiamo oggi è un vero e proprio cimelio del metal estremo, un lavoro oscuro e fumoso fin dalle sue premesse iniziali: difficile, infatti, parlare con esattezza cronologica quando si tratta di “The Magus”, primo lavoro effettivo degli australiani Sadistik Exekution. La genesi dell’album si perde negli sterminati territori dell’Australia incontaminata della seconda metà degli anni Ottanta, nonostante il disco veda la sua pubblicazione ufficiale solamente nel 1991 tramite Vampire Records. Secondo le fonti più vicine alla band, comunque, sembra che il disco sia stato scritto addirittura nel 1986, registrato due anni dopo e pubblicato ufficialmente alle soglie del nuovo decennio: un distinguo necessario, questo, che va oltre il puro vezzo giornalistico ed aiuta a capire, anzi a rafforzare, l’importanza seminale di un lavoro come questo.
Stiamo parlando di un periodo dove mesi, se non settimane, bastavano a settare nuovi inaccessibili livelli di violenza nel fiorente settore dell’ extreme metal, ed ecco che è proprio in questo scenario che si pone, come uno squarcio di inaudita crudeltà, il debutto di questi quattro folli australiani, poco più che ventenni all’epoca. Non servirà ricordare che, nel 1986, il black metal viveva ancora nelle sue forme primordiali con Bathory e Celtic Frost, il thrash ‘classico’ dava sfoggio dei suoi più alti risultati commerciali, senza essersi eccessivamente radicalizzato, mentre si iniziava a parlare di death metal grazie e soprattutto alle gesta dei Possessed e di pochi altri sciagurati pionieri. Tutte realtà europee ed americane, comunque, ben inserite nel crescente business metallico che andava configurandosi con sempre più importanza, e niente a che vedere con le esotiche latitudini australi lasciate crescere nel generale disinteresse pubblico. È forse proprio la voglia di spiccare e di farsi notare il motore incendiario che porta alla scrittura di un album così estremo come quello in questione: “Transneobathasaurikaldelusionsoftheunknown”, nonostante sia solo un intro ‘ambient’, pone già in una situazione di pericolo generale, che esplode in vero e proprio terrore al principio di “Cautness Darling Blood”: basta un attimo per capire che i generi sopracitati, stavolta, sono stati mischiati e trasformati in qualcosa di eccessivo, isterico, sadico a dire poco. I riff a cascata di Sasan Vahdani sono tirati a velocità forsennate, mentre il drumming di Sloth si contorce attraverso pattern il più estenuanti possibili, finendo per sfociare nelle forme più istintive e primordiali di blast-beat a rotta di collo.
Non è prevista alcuna pietà nemmeno nella successiva titletrack, un altro assalto assurdo che mette in scena ulteriori sviluppi del death/thrash letale dei Nostri, che tirano il freno solamente nella successiva “Agonising The Dead”. Basata dapprima sopra un mid-tempo piuttosto opprimente, la canzone è destinata ad esplodere in un nuovo assalto all’arma bianca, prima di inserire delle inattese partiture di synth che, aprendo un interessante afflato atmosferico, non perdono in realtà un grammo in quanto a cattiveria e malevolenza.
Il discorso si ripete con “Sadistikly Executed”, altro episodio dalla struttura più complessa dove, oltre alla ottima capacità tecnica dei suoi autori, si nota la totale volontà di annientare qualunque regola pre-stabilita, in favore di un’indole curiosa e sperimentale votata solamente al Male totale. “Lupercalia” attacca duro alla gola, e grazie alla prova spiritata e malsana del mitico Rok si segnala come uno dei refrain più bestiali e potenti dell’epoca, prima che “Possessed Haemorrhage” riporti le velocità a livelli proibitivi. Chiude il sipario “I’ll Kill You, You Bastard”, dove il versante atmosferico prende il sopravvento, e attraverso cori demoniaci e le ‘solite’ minacce di morte di Rok veniamo consegnati, esangui e devastati, alle diaboliche forze dell’Inferno.
Rabbia, potenza, distruzione e morte risuonano maestose dai solchi di “The Magus”, un album che influenzerà necessariamente le frange successive del death, del thrash, del black e di tutte le loro forme estremizzate come war metal e grindcore. Che si guardi alla sua importanza, o alla assoluta qualità della sua musica, “The Magus” è uno di quegli album che hanno lasciato un segno indelebile sulla scena, un passo più vicino al caos compiuto da questa band con ardore e tenacia, secondo uno spirito metal puro al 100%.