voto
7.5
7.5
- Band: SAHG
- Durata: 00:42:03
- Disponibile dal: 31/08/2010
- Etichetta:
- Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
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Terzo lavoro per i norvegesi Sagh, band che in pochi anni è riuscita a ritagliarsi il suo spazio nella scena doom stoner, grazie a due lavori (il primo superlativo) cui si aggiunge questo nuovo, ottimo, capitolo. Reclutato finalmente un batterista in pianta stabile (pare proveniente dalla scena elettro-pop) i Sagh con questa terza opera hanno cercato di essere più immediati e diretti nella stesura delle canzoni. A dominare la scena sono infatti i riff di chitarra, spesso molto lunghi e pesanti. Non mancano ovviamente gli arrangiamenti, variati in maniera sapiente, fra cui spicca l’uso dell’organo Hammond che va ad impreziosire il tocco di retrò che lungamente aleggia durante l’ascolto dell’album. Veniamo alle canzoni, sottolineando una produzione come al solito ottima che esalta il basso di King e la ruvidezza delle chitarre: la prova più manifesta di quanto scritto poc’anzi è contenuta nella prima vera canzone, “Baptism Of Fire”, dominata da un ritmo trascinante, senza dubbio uno degli episodi migliori del disco anche grazie alla presenza dell’organo, così come la seguente “Mortify”, altro esempio di traccia molto movimentata. Di qui al passaggio verso lidi più doom si impiega poco: in “Hollow Mountain” i ritmi calano fino a diventare quasi psichedelici, concedendo al cantante Olva Iversen di mostrare tutta la sua maestria. “Mother’s Revenge” è una sorta di tributo ai Black Sabbath, mentre “Shadow Monument”, canzone molto trascinante nel suo lento ritornello, improntato come sempre sull’ugola del cantante, si segnala come traccia più sentita dai nostri. I Sagh si esaltano, ed esaltano, quando i ritmi scendono, quando la voce di Iversen ruba la scena e c’è spazio solo per la melodia. Questo nuovo capitolo non deluderà nessuno, né i vecchi né i nuovi fan di uno dei gruppi più originali nel panorama stoner doom.