6.5
- Band: SAILING TO NOWHERE
- Durata: 00:39:53
- Disponibile dal: 14/04/2017
- Etichetta:
- Underground Symphony
- Distributore: Audioglobe
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I romani Sailing To Nowhere sono ormai in giro da quattro annetti e arrivano con questo “Lost in Time” alla seconda prova in studio, rinnovando la line-up per quanto riguarda chitarra, tastiera e voci femminili e mostrando una decisa virata nei testi verso tematiche più oscure rispetto al precedente “To the Unknown”. La cosa che infatti salta subito all’orecchio ascoltando l’album è una vicinanza estetica e stilistica con un certo tipo di power metal finlandese ‘impegnato’, alla Stratovarius o alla Sonata Arctica; artisti da cui i nostri compaesani pescano a piene mani. La proposta è quindi un power con due voci, maschile e femminile, che si alternano tra ritmiche in 4/4 più o meno veloci, coadiuvate da un discreto lavoro di tastiera e chitarra. Al di là della produzione e di determinate idee (come lo stacco ritmico di “A New Life”), però, il disco dei Sailing to Nowhere soffre di una generale mancanza di veri grandi spunti a livello compositivo, nonostante non scada mai nella banalità totale. Pezzi come “Apocalypse” o “Fight For Your Dreams” fanno comunque la loro bella figura, essendo eseguiti da gente comunque competente e con una bella grinta, ma in mezzo a tutte queste ritmiche e tappeti di tastiere le cose essenziali rischiano di scomparire lasciando all’ascoltatore un senso di smarrimento. Chiariamoci: i riff funzionano, sia che siano di tastiera che di chitarra, impreziosendo il sound dei STN, come nella bella “Suffering in Silence”, una cavalcata power metal vecchio stile che, come si diceva poco sopra, deve molto ai grandi gruppi degli Anni ’90. Il problema, però, risiede proprio nel fatto che alla lunga una alternanza così metodica può annoiare, anche se le soluzioni interessanti non mancano – vedi le parti dove la voce viene data alle donzelle della band, vero valore aggiunto in questo calderone. L’altro pezzo che funziona davvero è “Our Last Night On Earth”, che cita un po’ di prog metal italiano vecchio stile facendo risaltare la dolcezza della voce femminile rispetto a una strumentazione volutamente dura e accordata su tonalità oscure. I Sailing To Nowhere, insomma, abbandonano le tematiche piratesche e cercano di abbracciare qualcosa di più introspettivo; riescono a migliorarsi, ma manca loro ancora qualcosa per risaltare rispetto ad altre band. Il consiglio è di ascoltare “Lost in Time” solo se si è davvero fanatici di power metal e, magari, di dare alla band una chance in sede live, dove sono particolarmente capaci di fomentare il pubblico.