7.5
- Band: SAINT DEAMON
- Durata: 01:14:18
- Disponibile dal: 30/08/2019
- Etichetta: Ram It Down Records
- Distributore: Audioglobe
Tutti a bordo! La nave dei Saint Deamon è pronta a salpare dalle coste scandinave per affrontare una nuova avventura tra i mari più impetuosi e roboanti. Spiegate le vele, tenetevi forte e fatevi travolgere da un’ondata possente e coinvolgente di melodic power metal tra slanci in doppia cassa elettrizzati da riff fulminei, episodi classici conditi da numerosi passaggi sinfonici oltre a spunti folkloristici ed orchestrali a completare un viaggio all’insegna dell’adrenalina più emozionale; il tutto narrato alla perfezione dalla voce poliedrica di Jan Thore Grefstad, già cantante dei norvegesi Highland Glory. Questo è “Ghost”, il full-length espulso dalla band di Orebro che arriva così a tagliare l’importante traguardo del terzo album prodotto in carriera, undici anni dopo l’ultimo “Pandeamonium” e orfana soprattutto del proprio fondatore Ronny Millianovicz, sostituto nel 2011 da Jarle Byberg, drummer, tra le altre, della black metal band degli Urgehal. Una defezione che, a conti fatti, non ha intaccato sulla qualità e sulla buona riuscita della nuova release, che pertanto supera a pieni voti la fatidica prova del nove. Leviamo l’ancora allora ed entriamo nelle buie stanze del nordico vascello dove un fischiettio piratesco ci introduce nella divertente e caricatissima opener. “Captain Saint D” è quanto di più festaiolo si possa chiedere, come testimoniato dallo stesso videoclip realizzato per il lancio del brano: una marcia decisa scandisce le parole innalzate da Grefstad fino all’esplosione globale in sede di refrain. Un’apripista ideale che avremmo ascoltato volentieri all’interno della colonna sonora di uno dei film di Jack Sparrow e della sua Perla Nera. Il primo di quattordici motivi, per un totale di settanta minuti di metallo potente e melodico, in compagnia dei quattro mattatori scandinavi. Da una parte pezzi più tirati e trascinanti come “Call My Name” e “Return Of The Deamons”, dall’altra sprazzi di epicità celebrati in canzoni come “Break The Sky” o la stessa title-track, dal sapore propriamente narrativo. Ma non solo: ad accompagnare poderosi brani di matrice heavy (“Limelight Dreams”) in cui l’ugola del frontman norvegese raggiunge timbriche simil Ronnie James Dio, vi sono pure sfumature di stampo progressive (“Hell’s Calling” e “Somewhere Far Beyond”), sperimentazioni acustiche (“Earth Is Alive”) e stacchi di musica per così dire popolare (“Land Of Gold”) a dimostrazione della versatilità tecnica dei Saint Deamon. E se è vero che non tutti i capitoli di “Ghost” riescono nell’impresa di catturare nell’immediato l’ascoltatore, nel complesso il ritorno della band ‘norsvedese’ farà sicuramente felici tutti gli amanti di band quali Hammerfall e addirittura Stratovarius. Il vascello dei Saint Deamon è ufficialmente ripartito, prendete il vostro posto.