
7.5
- Band: SAKAHITER
- Durata: 00:46:52
- Disponibile dal: 07/02/2025
- Etichetta:
- Time To Kill Records
Spotify:
Apple Music:
Coerenza, perseveranza e maturità hanno permesso ai Sakahiter di arrivare finalmente ad un contratto discografico, ma soprattutto al loro primo album.
La black metal band molisana, infatti, è in giro dal 2002, e solo la perseveranza dei due membri superstiti ai molti cambi di formazione, Hrim e Amon, ha permesso a questa realtà di sopravvivere sino ad ora e di provare finalmente ad uscire dall’underground.
Magari, con una line-up stabile, a quest’ora non si parlerebbe di un esordio su lunga distanza per la band nostrana, ma questo purtroppo vale per tante realtà che sono state ostacolate dall’instabilità, con la produzione discografica a risentirne, ovviamente.
Sul nuovo album, così come nel proprio passato, il gruppo è rimasto fedele alle proprie idee originarie di cosa debba rappresentare stilisticamente e concettualmente il nome Sakahiter, una coerenza che si ritrova nel titolo “Samnite Black Metal”, che vuole essere anche la definizione del genere suonato: il moniker stesso della band ed il background, del resto, ruotano attorno al lascito storico-culturale del popolo italico dei Sanniti.
Nel corso della loro carriera sembra che i Sakahiter abbiano cercato, riuscendoci, di creare una sorta di legame ancestrale con questo antico popolo, dal quale in qualche modo i Nostri discendono.
La produzione è professionale e rende giustizia al sound del gruppo; forse solo la batteria poteva avere un altro timbro e una diversa profondità.
Questo lavoro, la cui uscita per Time To Kill è accompagnata anche da un video della canzone d’apertura, è un esempio davvero interessante di black metal feroce ed evocativo: al suo interno troviamo una violenza in termini di sound capace di rappresentare con vividezza sia la ferocia dei Sanniti, dimostrata storicamente alle Forche Caudine ai danni dei Romani, ma anche momenti suggestivi in cui sembrano riprendere vita antichi riti sacrificali, come ad esempio proprio nell’ottima opener “Ver Sacrum”.
La base musicale è indubbiamente imbevuta di nere fiamme, ma ci sono anche diversi elementi death metal che si mescolano a quelli black, creando costantemente una miscela esplosiva, specialmente in brani come “Kerres” o “Lex Sacrata”. Una delle migliori canzoni del full-length è senza dubbio “Cutilia (Sacred Lake)”, brutale e melodica allo stesso tempo; il manifesto dell’intera opera è invece proprio la title-track, la quale mostra chiaramente cosa la band intenda quando dice di suonare ‘samnite black metal’.
C’è qualcosa di mistico nella musica dei Sakahiter e questo fa del loro black metal una proposta personale e per nulla scontata; inoltre, ciò che rende avvincente questa loro opera prima nel 2025 è frutto della maturità stilistica acquisita negli anni: i nostri ovviamente non sono gli unici a far riemergere lo spirito, traducendolo in musica, di antichi popoli ed antiche religioni, ma bene o male tale scelta regala all’ascoltatore sempre qualche spunto interessante.
Fa senza dubbio bene alla scena extreme metal tricolore (ri)trovare una band interessante e con personalità come questa; adesso speriamo soltanto che la band sia costante per riuscire ad affermarsi in un panorama sin troppo nutrito.