6.5
- Band: ROTTING CHRIST , SAKIS TOLIS
- Durata: 00:40:34
- Disponibile dal: 22/03/2022
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Complice forse la pandemia (ed il conseguente stop forzato ad un ciclo di album-tour-album-tour praticamente quasi mai ininterrotto per i Rotting Christ) o nato forse da un’esigenza più introspettiva, il primo album solista di Sakis Tolis arriva nella primavera del 2022 ed è composto e suonato esattamente come ci saremmo aspettati: un lungo cammino attraverso l’interpretazione dei dettami del black metal ellenico con il tratto peculiare di chi ha contribuito a scavarne i solchi. I quaranta minuti di “Among The Fires Of Hell” non nascondono sorprese o cambi di stile, ma anzi contribuiscono a rendere più nitidi i contorni del musicista greco: gli anni accumulati, la musica creata, i propri ideali passano tutti attraverso la fiamma più nera e luciferina (“I Name You Under Your Cult”), striati di sangue, sudore e instancabile dedizione – come professato nella battagliera “Live With Passion-(Die With Honour)” e nel suo accorato assolo.
Musicalmente, questo album coniuga alcune soluzioni ascoltate nelle ultime uscite della band principale di Sakis – la cantilenante e ritmata “The Silence”, la conclusiva bella reinterpetazione di “Nocturnal Hecate” dei Daemonia Nymphe – con un certo (rinnovato?) amore per talune melodie scritte durante la fase ‘gotica’ del gruppo, che in “Ad Astra” ad esempio ritornano in passaggi di tastiera, accordi melodici e un sentore nostalgico che farà la gioia degli amanti di “A Dead Poem” e “Sleep Of Angels”. E se l’originalità e anche un po’ la verve belluina di Sakis come musicista, cantante e compositore risultano ancora un po’ appannate e leggermente spente (così come si era ahinoi visto appunto nelle ultime uscite targate Rotting Christ), è anche vero che in alcune parti emerge qua e là quella tempra di acciaio nero ed inossidabile che da sempre costituisce il suo midollo spinale; così, nonostante un certo costante sentore di ‘già sentito’ nei riff dell’iniziale doppietta “My Salvation”, più cupa e litanica, e “Among The Fires Of Hell”, ci pensa “The Dawn Of A New Age”, uno dei brani migliori del disco anche grazie al lavoro muscolare di Fotis Bernardo (ex Septicflesh e Necromantia, ora produttore e batterista dei Nightfall) dietro alle pelli, a ricordarci come e perchè Sakis Tolis siede tutt’ora nell’Olimpo più blasfemo del metal. Nonostante tutto, impossibile da spodestare.
Un lavoro non brillante, eppure onesto, genuino, a modo proprio urgente: l’autoritratto di un musicista forse segnato da tempo e fatiche, eppure mai domo.