7.5
- Band: SAMAEL
- Durata: 00:47:18
- Disponibile dal: 13/10/2017
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Maestri incontrastati di una particolare formula che unisce la marzialità industrial a non pochi elementi afferenti alle loro radici più estreme, i Samael con questo “Hegemony” non perdono un briciolo della loro unicità, tornando per certi versi indietro di qualche anno; il primo paragone che viene in mente all’ascolto è infatti con quel “Reign Of Light” che, nel lontano 2004, segnava un passaggio a forti tinte elettroniche tra la rivoluzione di “Passage” ed “Eternal” e l’aumento di violenza e minimalismo dei lavori successivi; dimensioni che qui trovano un efficace equilibrio. Si parte subito con un approccio epico e cadenzato sotto forma della title track, in cui spicca da subito la caratteristica voce roca ma espressiva di Vorph. “Samael” è come da titolo un brano manifesto dell’attuale stato della band: trascinante, ritmata e incalzante secondo gli stilemi ormai consolidati, che vedono anche far capolino massicce dosi di passaggi più cupi e ricchi di tessiture di tastiere. Esemplare al riguardo la sequenza successiva, con la monolitica “Angel Of Wrath”, o le sciabolate di tastiere che si intersecano con le gelide chitarre in “Rite Of Renewal”. “Red Planet” e “Black Supremacy” paiono fin dal titolo due gradini di un percorso esoterico votato allo spazio e all’emancipazione dell’Io, a cui del resto i Samael ci hanno in parte abituati anche nei loro testi, sempre pregni e ricchi di interpretazione (“We create now our future past / When we look back, black history / It started slow, its coming fast”), mentre nella seconda parte dell’album – comunque molto omogeneo e privo di particolari cali – si segnalano quantomeno “Land Of The Living”, che farebbe la gioia di tutti i fan dell’EBM, e “Against All Emenies”: il pezzo più cupo del lotto e insieme figlio di quegli anni ottanta a cui i Samael guardando talvolta con personalità, tra primordi dell’industrial e derive goth, a metà strada tra Sisters Of Mercy e Young Gods, per intenderci. C’è anche spazio in chiusura per una versione perversa e parzialmente decostruita della beatlesiana “Helter Skelter”, su cui i Samael ben esplicitano il messaggio di caos satanico sotteso all’originale, aggiungendo delle tastiere pompose e d’effetto. Per i nostalgici del loro passato black, restano sempre i W.A.R., il loro side project votato alla riproposizione dei primi due album; per tutti coloro che invece apprezzano senza storcere il naso anche le loro derive siderali, che facciano loro questo “Hegemony” senza timori.