8.0
- Band: SAMAEL
- Durata: 00:43:02
- Disponibile dal: 01/06/2007
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Gli svizzeri Samael sono sempre stati un gruppo piuttosto atipico, non solo a causa della loro provenienza: il quartetto elvetico è una di quelle formazioni che nel corso della loro carriera si sono viste riconoscere una sorta di status da ‘creatura a parte difficilmente etichettabile’, alone di intoccabilità che è simile a quello che – con un più elevato concetto di cult-band – permea ad esempio i Neurosis; inoltre, aspetto quasi incredibile, sono forse l’unico gruppo che, a guisa di novelli Dante Alighieri, dopo aver perlustrato l’Inferno in lungo ed in largo, hanno deciso di uscire a riveder le stelle, aiutati in questo dall’interesse per le filosofie zen e orientali. Se “Passage” fu l’album della svolta, “Eternal” quello di transizione e “Reign Of Light” lo zenith del viaggio verso l’energia positiva, lo yin e lo yang, l’attuale “Solar Soul”, a discapito del titolo ancora più luminoso, riesce ad essere una convincente summa della fase elettronica della discografia dei Samael. Mai, infatti, come nel qui presente lavoro, Vorphalack, Xytras, Masmiseim e Macro hanno riesumato gli elementi sinistri e diabolici del passato, ovviamente apocalittici e marziali, per abbinarli alle folgori di luce che da anni ormai saettano dai solchi dei loro compact-disc. Il lavoro di Xy al programming, alla drum-machine, ai synth e alle tastiere è ancora una volta monumentale, forse complesso da percepire subitamente ma pian piano devastante e soprattutto violento: “Slavocracy”, “On The Rise” e “Ave!”, a tratti, sono chiaramente figlie (o nipoti, visto il tempo trascorso) delle sonorità di “Passage”, basti ascoltare il chorus della seconda, davvero rimandante a brani quali “Born Under Saturn” o “My Saviour”. Non si tratta però di un ritorno al passato totale, lungi da noi affermarlo: l’opener “Solar Soul”, “Alliance” e in parte “Western Ground” portano avanti il discorso melodico intrapreso con “Eternal” e “Reign Of Light”, in un costante richiamo a sonorità dark-industrial orecchiabili. Vorph migliora disco dopo disco e – forse ispirato dal cantato di David Draiman dei Disturbed – condisce sempre più le linee vocali con suoni sincopati e gutturali che marzializzano maggiormente le composizioni. “Valkyries’ New Ride” ne è perfetto esempio, probabilmente la canzone migliore del lotto, sebbene l’arabeggiante “Quasar Waves” e la ballabile “Suspended Time” le siano a ridosso. Mai troppo considerati dall’universo metallico tutto, i Samael ogni volta che si ripresentano al via – cosa che non accade molto spesso – risultano sempre interessanti e personali, lontani da paragoni impropri e sordi alle sirene del mercato pop-dark-rock. Che altro dire, se non confermare la grandezza di un gruppo maturo, originale e capace? Applausi.