7.0
- Band: SANCTITY
- Durata: 00:45:26
- Disponibile dal: 27/04/2007
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Qualche anno fa era dato per certo: dopo il power metal – si diceva – il genere che sarebbe dovuto tornare prepotentemente alla ribalta era il thrash. Poi però arrivò il metal-core con il suo tatuato carrozzone e, sebbene il thrash sia fra le basi della cosiddetta NWOAHM, non era esattamente quello che si sarebbe potuto definire un ‘ritorno alle origini’. Ma ora? Cosa succede ora? Dovremmo esserci, a quanto pare! Dopo i bei rientri di Exodus e Megadeth e la reunion dei Testament in line-up originale, il thrash old-style sembra finalmente essere la ‘nuova’ frontiera degli imberbi kids americani: i Trivium hanno aperto (se non spalancato) la porta del passato, con l’ultimo “The Crusade”, e ora arrivano in seconda battuta questi Sanctity ed il loro esordio “Road To Bloodshed”. La band è ovviamente giovanissima, particolarmente brutta a vedersi e diciamo pure raccomandata (da Sir Matt Heafy in persona); può usufruire della potente promozione della Roadrunner e dell’apporto decisivo del duo Suecof/Richardson in sede di produzione e mixaggio. Con queste credenziali, poche band al debutto avrebbero potuto sfigurare e, ovviamente, i Sanctity non si lasciano sfuggire la chance che il Destino ha offerto loro: fortissimi anche di una notevole e precoce esperienza dal vivo, il quartetto yankee si presenta come un Trivium + Testament, condito da vaghi retaggi metal-core e solide basi classic metal. I pezzi ci sono e sono tutti belli, parecchi decisamente trascinanti; il riffing è dinamico ed ispirato, anche se inventa poco o nulla; la sezione ritmica Anderson/London sostiene e impreziosisce a dovere la struttura dei brani, sempre vincente nella sua classicità. Le vocals di Jared MacEachern spaziano tra il pulito-melodico ed un roco sgraziato, che a tratti ricorda in modo impressionante quello di Chuck Billy sui primi lavori dei Testament; stesso discorso per le linee vocali, molto simili nelle strofe a quelle impostate da Billy & Co., mentre i solismi chitarristici di Zeff Childress sono sempre inseriti alla perfezione. Episodi anthemici quali “Beneath The Machine”, “Zeppo” e “The Rift Between” non possono non strappare applausi, così come i più groovy e moderni “Laws Of Reason”, “Seconds” e “Beloved Killer”; i brani più melodici, come ad esempio la title-track, invece peccano un po’ in leggerezza, risultando fin troppo catchy e poco aggressivi. Tutto sommato, comunque, “Road To Bloodshed” è un disco che merita grande attenzione, soprattutto se riuscirà a sortire l’effetto popolare che ha portato in alto – abbastanza inspiegabilmente – i Trivium. Buon esordio, ma non diciamo gatto prima di averlo nel sacco…