
7.0
- Band: SANHEDRIN
- Durata: 00:41:10
- Disponibile dal: 04/03/2022
- Etichetta:
- Metal Blade Records
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Si può affermare che gli ultimi di due anni di pandemia siano serviti come ispirazione per il nostro genere musicale di riferimento? Stando ai testi delle canzoni di “Lights On” dei Sanhedrin sembrerebbe proprio di sì. Il trio di Brooklyn, che pubblica un disco a tre anni dal precedente “The Prisoner”, si è lasciato condurre nel processo di scrittura dalle vicende personali dei musicisti, che durante questo periodo hanno affrontato lo sconforto di non poter comporre a stretto contatto tra loro, oltre che lutti familiari che hanno colpito in particolare Jeremy Sosville, chitarrista.
Tutto ciò si riflette anche sulla musica: un heavy metal vecchia scuola che raccoglie influenze qua e là, ridotto all’osso anche a livello sonoro e di produzione. Se con l’apertura di “Correction” veniamo subito catapultati nelle atmosfere sopra descritte, accompagnati dalla voce graffiante della cantante e bassista Erica Stoltz, nello snodarsi dell’album si alternano momenti sicuramente riconducibili ai grandi classici heavy degli anni Ottanta, ma anche influenze riconducibili alla new wave più dark.
Si va così da cavalcate come la titletrack a midtempo come “Code Blue”, che trovano la loro forza in arpeggi oscuri (ma melodici) e assoli che sembrano usciti direttamente da una cantina newyorkese negli anni d’oro in cui oltreoceano esplodeva la cosiddetta New Wave Of British Heavy Metal. In mezzo a tutto ciò spicca la notevole “Change Takes Forever”, che mantiene quel giusto equilibrio tra velocità e atmosfere crepuscolari, tenendosi in piedi grazie a uno spessissimo riff di chitarra di Sosville.
Spesso associati alla scena doom di New York, i Sanhedrin tengono fede alle aspettative e non risparmiano un pezzo come “Hero’s End”, chiaramente riconducibile a sonorità molto lente, per poi chiudere il disco con un titolo che inevitabilmente è riconducibile ai due anni appena passati: “Death is a Door”, che si snoda tra due parti di arpeggi e percussioni per culminare in centro con una sfuriata in pieno stile heavy classico.
I Sanhedrin, insomma, hanno un cuore doom/dark e una mano heavy: considerate anche le vicissitudini personali dei musicisti e il periodo in cui “Lights On” è stato composto, i testi rispecchiano sicuramente gli stati d’animo di molte persone e potrebbero interessare sia chi è affezionato a un certo tipo di sonorità d’antan che a coloro che prediligono atmosfere più cupe, in un disco discreto che cerca a modo suo di ‘accendere le luci’ sul disagio provocato da due anni di pandemia.