SAOR – Forgotten Paths

Pubblicato il 07/02/2019 da
voto
6.5
  • Band: SAOR
  • Durata: 00:38:35
  • Disponibile dal: 15/02/19
  • Etichetta:
  • Avantgarde Music
  • Distributore: Audioglobe

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Ci troviamo – finalmente – a parlare della creatura di Andrew Marshall, polistrumentista scozzese che ha già pubblicato ben quattro dischi con il moniker Saor ( ‘libero’, in lingua gaelica). Saor è un progetto che, come sempre più spesso accade, gode di un folto gruppo di accaniti sostenitori, pur continuando a navigare certamente in acque underground, vedi anche, tra gli altri, Batushka e Mgla.
L’italianissima Avantgarde Music ha sicuramente visto giusto (considerando anche la recente dipartita degli ottimi Sojourner, approdati all’austriaca Napalm) nel scritturare questa one man-band autrice di un (post)black metal atmosferico impregnato di musicalità folk scozzese, attorno alla quale l’hype da social media è incredibilmente alto. Cosa rende tanto amata la band del Regno Unito? Sicuramente il tentativo (più o meno ben riuscito) di creare atmosfere sognanti, a tratti epiche, che raccontano di luoghi bellissimi, di una natura selvaggia incontaminata e di un folklore antico e ricco. Le liriche, coerentemente con l’approccio musicale, si rifanno eminentemente a poemi scozzesi, nello specifico di questo “Forgotten Paths” ad opere di Neil Munro e William Renton. Flauti, pattern di chitarra acustica, violini e cornamuse richiamano facilmente la colonna sonora dei film di Peter Jackson a tema tolkieniano, e infatti la scelta di Sean Astin (Sam Gamgee ne la trilogia de “Il Signore Degli Anelli”) come ‘testimonial’ sulle piattaforme social appare furbissima e quanto mai azzeccata.
Per chi già conosce e apprezza la band “Forgotten Paths” non sarà altro che una piacevole conferma, infatti le coordinate stilistiche restano quelle già ampiamente sfruttate: brani lunghi, dalla struttura aperta, nei quali la voce ricopre un ruolo secondario. I Saor nascono nel 2013 e il loro modo di intendere e fare musica è figlio di Agalloch e Alcest, non a caso la titletrack vede la partecipazione di Neige in veste di ospite. Il brano, che apre il disco, ha una struttura dinamica e porta il marchio inconfondibile della mente dei francesi Alcest, uno stile che ben si amalgama con quello dei Saor. Le due tracce successive non portano grandi novità – a parte la ventata di aria fresca rappresentata dalla voce femminile nell’ultima parte di “Bròn” – mantenendo una struttura che garantisce varietà all’interno del brano stesso ma che non riesce a sorprendere perchè finisce per ripetersi. Questo è un grande limite della musica dei Saor, che tende a riproporre le stesse soluzioni stilistiche fino, talvolta, ad abusarne. La scelta di mantenersi entro i quaranta minuti di durata si dimostra in questo senso saggia e capace di mantenere viva l’attenzione dell’ascolatore sino alla conclusiva “Exile”, chiusa acustica e strumentale. Un secondo limite è – ahimè – la voce di Andy Marshall, che dimostra poca espressività e fatica ad adattarsi, figuriamoci ad esaltare, trame strumentali che meriterebbero doti canore sicuramente maggiori, e un timbro più alto (non è un caso che il focus dei Saor non sia mai stato sulla voce). Di fianco ad aspetti positivi, come un songwriting che, nonostante le criticità espresse, resta ben sviluppato e la capacità di crearsi un’identità personale immediatamente riconoscibile, questi aspetti negativi impediscono di gridare al miracolo o innamorarsi di un disco che difficilmente riesce ad andare in profondità e toccare effettivamente le corde dei sentimenti che vorrebbe raggiungere.
In definitiva “Forgotten Paths” è un disco che difficilmente farà spostare l’ago della bilancia tra estimatori e detrattori dei Saor e che non aggiunge nulla di realmente nuovo alla discografia della band, pur essendo probabilmente destinato, proprio in virtù di una formula collaudata, a ripetere il buon successo del passato.

TRACKLIST

  1. Forgotten Paths
  2. Monadh
  3. Bròn
  4. Exile
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