5.5
- Band: SARAH JEZEBEL DEVA
- Durata: 00:38:02
- Disponibile dal: 15/02/2010
- Etichetta:
- Rising Records
- Distributore: Audioglobe
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“Quattordici anni di ‘ooh’ e ‘aah’… e oramai ho quasi 33 anni! Era tempo di andare avanti”. Questa, più o meno, la spinta motivazionale che è uscita dalle elucubrazioni di Sarah Jezebel Deva e che l’ha convinta a cimentarsi con il primo lavoro a suo nome dopo vagonate di collaborazioni e presenze in album altrui (citiamo Cradle Of Filth, Therion, The Koventant e Angtoria tra i tanti). Come la montagna che partorisce il topolino, però, l’impegno e la bontà d’animo non sono da soli sufficienti a donare a “A Sign Of Sublime” contenuti vincenti, risultando il disco piuttosto deludente all’ascolto. Non sono servite neppure le valide professionalità di cui questa volta è stata lei a godere, gente come Dave Pybus (C.O.F.), Martin Powell (C.O.F., Anathema, My Dying Bride) e Max Blunos (Trigger The Bloodshed), che eseguono il compitino ma non infondono personalità. I trentotto minuti di musica qui proposti mancano quasi totalmente d’ispirazione e presentano una qualità di scrittura più adatta a un demo che a un esordio solista. Anche la produzione contribuisce ad appiattire tutto sulla onnipresente doppia cassa, non riuscendo neppure a mettere in luce la voce di Sarah. Si viaggia dalle parti dei Cradle meno black, con qualche accenno di melodia swedish, e solo qualche diversivo, rappresentato da “The Devil’s Opera”, con il suo andamento da operetta, appunto, e “Daddy’s Not Coming Home”, conclusiva ballata pianistica dove la voce esce finalmente espressiva e in linea con la musica proposta. Troppo poco per consigliarvi l’acquisto, ma abbastanza per far pensare alla signorina Deva di cambiare rotta.