9.0
- Band: SARCOFAGO
- Durata: 00:28:08
- Disponibile dal: 20/08/1987
- Etichetta:
- Cogumelo Records
Spotify:
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Siamo nell’agosto del 1987, in Brasile, e i Sarcofago sono pronti per entrare in studio e registrare il loro capolavoro artistico, nonché pietra miliare per il metal sudamericano ed internazionale: “I.N.R.I”. I ragazzi sono in giro già da qualche anno, periodo nel quale non sono certo rimasti con le mani in mano ed in cui hanno già dato vita alle loro prime registrazioni in studio, un concentrato violentissimo di base thrash metal con numerose derive legate invece alle prime forme di black metal, che verrà appunto definitivamente affinato e consacrato tra i solchi di questo primo disco di debutto. Dopo una introduzione dal sapore classic thrash, “Satanic Lust” è pronta ad esplodere in una violenza bestiale ed inudita fino ad ora, accompagnata da un immaginario ben poco rassicurante e dalle tematiche spudoratamente e apertamente sataniche, creando un mix dall’impatto devastante e senza precedenti. A “Desecration Of The Virgin” invece bastano due minuti scarsi per manifestare appieno la furia distruttiva dei Sarcofago, innovatori assoluti nell’utilizzo di tempi batteristici forsennati e ripetitivi, esplosioni in forme prototipiche di blastbeat e stacchi inattesi, che rendono tutta la tracklist un compendio spietato e feroce di metal estremo e senza compromessi. E’ tempo di rallentare il ritmo con l’anthemica “Nightmare”, finto momento di raccoglimento pronto in realtà a distinguersi per un riffing veloce e tagliente semplicemente iconico nella sua seconda parte, ad opera del sempre troppo sottovalutato Butcher, chitarrista creativo e malefico, a detta degli stessi membri della band la vera mente dannata dei Sarcofago ed innovatore assoluto nell’uso del tremolo picking, nei veloci riff in plettraggio alternato e nella vena completamente malvagia che riesce a donare alle sue composizioni. In questo senso, la titletrack assume un significato particolare, lasciandosi segnare come lascito perfetto per i posteri circa la capacità inarrivabile di aver dato vita a qualcosa di mostruoso, abominevole e spaventoso, eppure così avvenente ed affascinante. Sarà “Christ’s Death”, del resto, a mostrare il lato più complesso e strutturato della musica dei quattro brasiliani, anche qui alle prese con un black/thrash velocissimo ma capace di virare con assoluta naturalezza verso arrangiamenti lievemente più ricercati, prima di tornare a pestare pesantissimo nella scheggia impazzita di “Satanas” e in “Ready To Fuck”, carneficina sonora dove le mille voci di Wagner Antichrist si uniscono nelle loro tonalità alte e basse in una fusione diventata semplicemente leggendaria e fonte di ispirazione per decine di band successive, anche ben più blasonate del quartetto carioca. “Deathrash” spiazza grazie al suo piglio garoso e ai suoi riff vorticosi, preludio alla conclusione affidata a “The Last Slaughter”, canzone morbosa, ossessiva, splendida testimonianza della supremazia totale dei Sarcofago all’interno della scena estrema dell’epoca: mentre gruppi come Mayhem, in Norvegia, mettevano in piedi i loro primi confusi vagiti, o i Morbid Angel, in America, iniziavano solamente a concepire le basi del loro futuro sound, i Sarcofago, in Brasile, davano alle stampe un album feroce, cattivo, belligerante, portatore di tutta la furia che si addice ad un debutto, eppure già così oscuramente maturo, capace, confezionato perfettamente e, soprattutto, contenente tutti i dogmi e i caposaldi stilistici che il metal più oltranzista andrà gradualmente a scoprire negli anni a seguire. “I.N.R.I” è un must, tanto per la qualità della sua proposta, quanto e soprattutto per la carica rivoluzionaria ed innovativa che ha portato, fulgido portabandiera di una scena estrema latina assolutamente fondamentale e mai abbastanza osannata quando si tratta di ricercare le radici primigenie del Male messo in musica.