5.5
- Band: SARDONIS
- Durata: 00:38:44
- Disponibile dal: 11/09/2015
- Etichetta:
- Consouling Sounds
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Il duo belga arriva al traguardo del terzo album in poco meno di una decade, annoverando nella propria discografia anche alcuni split album.“III” non si discosta molto dai precedenti lavori: una colata magmatica di riff senza fine si abbatte sull’ascoltatore, costruendo un muro di suono che ha nel doom più virulento e sanguigno e nello stoner sludge più acido e pesante le coordinate maggiormente identificabili. I Sardonis suonano pesante, epico e greve, a tratti anche troppo. I cinque pezzi interamente strumentali sono una rappresentazione forse un po’ forzata degli High On Fire o delle cose più ‘metal’ degli Om. Non sempre i Nostri riescono a centrare il bersaglio, in alcuni momenti sembra che la vena creativa scenda irrimediabilmente sotto lo zero, in altri sembra che stiano suonando un pezzo quasi perfetto, e forse questi alti e bassi (all’interno anche di una canzone) denotano una chiara immaturità compositiva ed anche confusione creativa. Sebbene il disco sia suonato con perizia tecnica e coadiuvato da una produzione che ne esalta la greve mole di frequenze basse, sembra che faccia fatica a fluire verso un percorso di continuità e coesione. I riferimenti con i mostri sacri sono evidenti e non è facile uscire indenni da un tracciato così profondo, ma questa band riesce comunque a metterci un pizzico di personalità, soprattutto nell’impianto chitarristico con una produzione di riff piacevoli ed evocativi. I Sardonis sono arrivati al terzo album, un traguardo che per molte band è stato uno spartiacque. “III” sicuramente non permetterà alla band di fare il salto di qualità perché ci sarebbe ancora da lavorare molto per rendere più coeso e omogeneo il suo manifesto sonoro. Rispetto ai precedenti lavori c’è un miglioramento piuttosto notevole ma i Sardonis sono ancora lontani dall’essere ricordati come band di riferimento per un genere e questo album non aiuta sicuramente. “III” è un album che si lascia ascoltare senza troppi scossoni e sussulti, il suo stoner doom ipervitaminizzato con dosi di metallo incandescente priestiano è ancora acerbo e poco incisivo.