8.0
- Band: SARKE
- Durata: 00:41:18
- Disponibile dal: 05/11/2021
- Etichetta:
- Soulseller Records
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Splendida realtà del metal contemporaneo, i Sarke non sono per ora usciti dalla roccaforte dell’underground, polarizzando attenzioni a nostro avviso ancora limitate rispetto ai risultati conseguiti finora dal progetto. Quello che sembrava poco più di un divertimento estemporaneo del bassista dei Khold è divenuto con lo scorrere dei dischi uno dei più ingegnosi veicoli di sperimentazione all’interno di sonorità tradizionali. Una delle grandi affermazioni del metal estremo contemporaneo, da parte di alcuni dei suoi migliori esponenti, è stata proprio quella di far assaporare sonorità fresche e avvincenti attualizzando e ricombinando in modi diversi quegli stili codificati da decenni. Operazioni che poco hanno a che fare col semplice amore per il vintage e patetici richiami nostalgici. In ciò, i Sarke, ora addirittura al settimo album – consideriamo che il primo “Vorunah” è soltanto del 2009 – sono tra gli esponenti più autorevoli e il nuovo “Allsighr” rafforza l’idea che, quando c’è da impiantare eclettismo in una proposta basata su canoni datati, i cinque norvegesi sono difficilmente battibili. Il salto di qualità definitivo da questo punto di vista la formazione capeggiata al microfono da Nocturno Culto l’ha compiuto col precedente “Gastwerso”, laddove coloriture prog rock andavano a ingentilire e ampliare, senza snaturare, il già dinamico e mutevole black/thrash/epic metal del gruppo. Con “Allsighr” ci immettiamo nel medesimo filone, questa volta non causando un ulteriore salto in avanti, piuttosto insistendo con convinzione su quegli accostamenti apparentemente bizzarri approntati solo due anni orsono.
Portando avanti quell’enfasi e quell’orgoglio divenuti proverbiali nella propria proposta, i Sarke dissertano di epica nordica attraverso una tracklist basata su due aspetti fondamentali: un riffing massiccio, grattato ed essenziale, e tappeti di tastiera, al contrario, protesi in mille direzioni differenti. Fedeli a un’idea di metal urgente, sintetica, dove i concetti vanno esplicitati nel più breve tempo possibile, pur senza denotare fretta, anche stavolta l’eterogeneità la fa da padrona. “Bleak Reflections”, azzeccata opener, offre allora tempi spezzettati e una miscellanea magica di progressive, hard rock e proto-thrash, liquefandosi gradatamente in una fuga space rock irreale.“Funeral Fire” contempla sfumature dark/horror afferenti al dark sound italico, si imbeve di mistero e ansia, facendo risuonare rumori ed effetti sinistri lungo il suo corso; la titletrack si pone su un sentiero di ascesi, da raggiungere tramite sintetizzatori vibranti e l’evocazione di un misticismo lieve e cangiante, partendo da atmosfere cupe, per rasserenarle strada facendo.
Le contrapposizioni tra la nuda – meno del solito, va detto – impulsività degli elementi tipicamente metallici e l’inventiva spumeggiante delle tastiere non finisce di ammaliare, in virtù di arrangiamenti mai uguali a se stessi. È doom’n’roll da battaglia e divertimento, invece, quello di “Beheading Of The Circus Director”, aperta da un giro di basso contagioso, in antitesi al flavor morbido, quasi da jazz club, della vagamente rilassata “Through The Thorns”. Gli ardori si stemperano anche nella vaporosa, avvolgente, spirale di “Glacial Casket”, con le tastiere a emanare una sacralità nordica che rimanda direttamente a sapori bathoryani. Musica fuori dal tempo, crepuscolare e dolcemente plumbea. Quando i ritmi si fanno spumeggianti e le chitarre esplodono in brevi assoli, quindi adagiandosi su un riffing brillante e movimentato, sembra anche di sentire qualcosa degli ultimi Enslaved: è il caso dell’energica “The Reverberation Of The Lost” e della sua elaborazione di spunti prog in chiave classic metal, con l’organo a fare il bello e il cattivo tempo. Sinfonie di garbata, oscura eleganza, sono infine quelle che traghettano verso un altro brano mirabile, la chiusura rappresentata dagli struggimenti di “Imprisoned”, per chi scrive il fiore all’occhiello di un album forse ancor più riuscito dei precedenti. E per questo, meritevole di una votazione che ne consacri tutto il valore.