6.0
- Band: SATORI JUNK
- Durata: 01:10:40
- Disponibile dal: 03/03/2015
- Etichetta:
- Taxi Driver Records
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Giovani band nascono all’ombra di un grosso fungo allucinogeno, all’ombra di un’enorme foglia di Ganja. Giovani band crescono ascoltando fumose frequenze sature di acido lisergico in loop senza fine. Giovani band si drogano di Black Sabbath. E se vogliamo essere un po’ meno datati, anche di Electric Wizard. I Satori Junk possono essere annoverati tra questa nuova ondata di giovani band uscite fuori da un ricco sottobosco di nuove entità che si cimentano con sonorità dalla forte e marcata influenza doom. Il debutto della band meneghina, solo dopo due anni dalla loro nascita, è un buon prodotto ma ci sono alcuni punti che andrebbero rivisti e magari approfonditi con più esperienza, come per esempio avere un bagaglio di canzoni più originali ed essere così più competitivi dal punto di vista artistico: le otto canzoni sono davvero troppo derivative. Siamo in un periodo storico davvero magro ed arido di sorprese ed avere un tocco di personalità per una band sarebbe davvero un punto a proprio favore. Ascoltando l’album si ha l’impressione che i Satori Junk abbiamo consumato ed abusato la discografia degli Electric Wizard tanto sono palesi le similitudini con la band di Jus Oborn. Manca però quel tocco di follia e disagio per essere dei fuoriclasse come la band inglese. I Satori Junk sanno suonare, sono preparati, hanno un buon background musicale, ma peccano un po’ di personalità. Fanno il loro dovere insomma, senza strafare. La produzione ed i suoni sono calibrati sul genere e l’album suona potente, dinamico e sporco quel tanto che basta a far pensare che stiamo ascoltando un album psycho doom. Sono interessanti gli inserti di synth e le divagazioni costruite intorno a questo strumento. Un nostro umile consiglio è quello di ampliare lo spazio ai synth e trovare situazioni compositive che possano dare più presenza a suoni psichedelici e poi ridurre un po’ il minutaggio di qualche pezzo. Non sempre, durante l’ascolto, si riesce a tenere alta l’attenzione sicuramente per la ripetitività di base del genere ma forse anche per alcune soluzioni un po’ forzate. “Satori Junk” non è un brutto album, anzi, chi ama alla follia queste sonorità, scoprirà una buona band, però avrebbe potuto essere un altro album. Un album con più personalità e maturità compositiva. Siamo convinti che la prossima uscita avrà più spessore e non sarà solo un tributo ad un genere.