7.0
- Band: SATURNUS
- Durata: 00:59:24
- Disponibile dal: /05/2006
- Etichetta:
- Firebox Records
- Distributore: Masterpiece
Dispersi nel “mare magnum” della scena scandinava, non è che finora i danesi Saturnus abbiano riscosso un gran successo, nonostante la pubblicazione di alcuni ottimi lavori nella seconda metà degli anni Novanta; tanto che sono arrivati al quindicesimo anno di attività rimanendo ancorati ad uno status di band underground. Questo, appunto, nonostante possano vantare un cosiddetto “cult album” nella discografia, ovvero il debut “Paradise Belongs To You” (1996), da sempre considerato dagli appassionati del filone doom più malinconico una piccola gemma senza tempo. Adesso, comunque, i nostri hanno deciso di affidarsi alla Firebox Records, intraprendente label finnica che di recente ha regalato agli amanti del doom i notevoli lavori di Swallow The Sun e The Eternal, e si spera che questo salto di qualità li porti a raggiungere una popolarità un pelo maggiore. Nella musica dei Saturnus, come sempre, si avvertono nitidamente le radici del sound reso famoso dai primi Paradise Lost, My Dying Bride e Anathema, però i nostri hanno dalla loro una bella dose di esperienza, che gli permette di maneggiare queste sonorità senza risultare una semplice band-clone – come appunto dimostrato già all’epoca del debut. Le canzoni sono infatti lunghe ma ben strutturate; mai noiose e ricche di belle melodie. La produzione è notevole e la prova del cantante Thomas A.G. carismatica e costantemente convincente nel suo essere in bilico fra growling e pulito/parlato. In questo nuovo lavoro, il gruppo ha chiaramente provato anche a rendere la proposta maggiormente agile e ariosa, a tratti, sfoderando qualche trama un po’ più ammiccante del solito e un’impronta catchy che bacia alcune delle melodie. Il risultato è discreto, anche se, in tutta sincerità, preferiamo quei passaggi in cui i Saturnus danno sfogo ai loro istinti doom più essenziali, senza voler per forza ricorrere a qualche trucchetto per accattivarsi le simpatie dei gothic rocker. In effetti, verso la fine della tracklist si incappa in qualche passaggio a vuoto, ma si tratta di pochi minuti in quasi un’ora di buon doom-gothic metal. Perciò, se non avete digerito le ultime evoluzioni dei gruppi ai quali i Saturnus si ispirano, cercate di dare un ascolto a “Veronica Decides To Die”: nonostante tutto, potrà regalarvi dei piacevoli momenti all’insegna della tradizione.