7.5
- Band: SAVAGE MASTER
- Durata: 00:38:43
- Disponibile dal: 28/03/2025
- Etichetta:
- Shadow Kingdom Records
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Se con “Those Who Hunt At Night” del 2022 i Savage Master davano prova di aver raggiunto un’identità più decisa e riconoscibile, rispetto al recente passato, all’interno dell’eterogeneo panorama contemporaneo dell’heavy metal più tradizionale, col nuovo “Dark & Dangerous” il quintetto del Kentucky fa davvero centro.
Superati i problemi di produzione dei primi tre lavori e consolidato un sound definitivo già con l’album precedente, si può affermare che con il quinto capitolo discografico il gruppo di Stacey Savage abbia trovato la formula adatta per brillare, accompagnandosi all’estetica forzatamente kitsch e ‘cheap’ dell’artwork che ben si concilia con l’attitudine underground, ironica e irriverente che ha sempre caratterizzato la sua musica.
Non si tratta, per fortuna, solo di fattori legati all’immagine: la musica dei Savage Master oggi non cerca più soltanto di riproporre gli schemi ricorrenti del genere musicale cui appartiene, ma prova anche ad incidere con melodie vocali che lasciano il segno, pescando a piene mani dall’heavy metal grintoso e melodico di metà anni Ottanta dall’immaginario dark e fumettistico (vengono in mente i dischi di Ozzy Osbourne con Jake E. Lee), cui si aggiunge la semplificazione ritmica dei Mötley Crüe di “Shout At The Devil”, nei cui confronti, fra le canzoni che appaiono in scaletta, si avverte spesso più di un riferimento.
La performance di Stacey Savage alla voce che ringhia, sospira e dà un tocco tanto selvaggio ai brani più veloci (“Warriors Call”, “When The Twilight Meets The Dawn”), quanto sensuale a quelli più melodici, è accompagnata dal gusto notevole della chitarra solista di Larry Myers, che in “Screams From Cellar” permette al gruppo di raggiungere, con frasi cariche di pathos e arpeggi cadenzati, livelli mai toccati da loro in passato. Se quest’ultimo è uno dei brani migliori del lotto, non sono da meno le splendide “Devil’s Child” e “Never Ending Fire”.
Purtroppo, non tutte le canzoni raggiungono le vette degli episodi appena citati ma, fortunatamente, laddove fa capolino una scrittura meno ispirata e particolarmente citazionista (come in “Devil Rock”, “Black Rider” o “I Never Wanna Fall In Love”), ci pensa l’interpretazione dei nostri a conferire al tutto un aspetto più che dignitoso con la conquistata capacità dei musicisti di far proprio tutto ciò che toccano.
Chiude le danze, infine, la pregevole power ballad “Cold Hearted Death”, che riesce a conferire un tocco di profondità ad un album che, tutto sommato, scorre abbastanza veloce, con brani più convincenti di come ci avevano abituati in passato, suonati con la consueta travolgente passione.
“Dark & Dangerous”, dunque, aggiunge merito ad una band dalla carriera decennale che agli esordi, e per per ben tre uscite discografiche, non aveva impressionato granché la critica ma che col tempo è diventata, sia in studio che dal vivo, una realtà sempre più rispettata dagli appassionati di heavy metal ottantiano, i quali sembrano gradire particolarmente il loro approccio dark, sensuale, scanzonato e, soprattutto, ostinatamente strafottente.