7.5
- Band: SAVAGE MESSIAH
- Durata: 00:53:02
- Disponibile dal: 12/12/2011
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
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La Earache Records, etichetta storica del metal estremo con un catalogo primi anni ’90 che mette i brividi ancora oggi, prova la via del download gratuito prima delle pubblicazione fisica dell’album come mezzo per combattere la pirateria. È una strada dall’incerto destino, ma che l’etichetta sta provando anche su realtà di qualità. È il caso dei Savage Messiah – già hot album su queste pagine con il loro album precedente – che con questo “Plague Of Conscience” giungono al terzo full-length. Perfettamente a metà strada fra thrash ed heavy metal, gli inglesi confermano le grandi doti messe in mostra nel debutto. Anche questo nuovo lavoro infatti offre tanta qualità, da assaporare e scoprire ascolto dopo ascolto. Una prerogativa che offre numerosi spunti per un gruppo che quando vuole essere duro, seguendo il percorso del thrash metal, ricalca le sonorità care ai Testament. Percussioni precise, mirate, di grande impatto e melodia nelle linee vocali. Il riffing è intricato, mai banale e coinvolgente. Con suoni ottimi, una caratteristica che hanno mitigato dal debutto, i Savage Messiah fagocitano le influenze heavy metal all’interno delle loro strutture per un risultato che spesso è esaltante. La title track, posta in apertura, è degno biglietto da visita di quanto appena scritto, così come la seguente “Six Feet Under The Gun”, dove si preferisce abbandonare l’impeto thrash e concedersi un mid-tempo dove non sono radi un vero cantato e trame melodiche alle sei corde. Lungo tutta la scaletta, infatti, è il dosaggio delle parti classiche l’ago della bilancia che decide il tipo di pezzo. Gli episodi più ragionati e maggiormente heavy metal sono “Carnival Of Souls” e “In Thought Alone”, brani dove quasi si sfocia nella ballata, soprattutto grazie al mellifluo approccio vocale. Decisamente meglio quando si ascolta “All Seeing I”, riffing intricato e veloce, sezione ritmica bella corposa e voce roca il giusto per un risultato che sa di thrash metal di qualità. Lo stesso dicasi per “The Accuser”, brano più duro dell’album, veramente pregevole, e “Architets Of Fear”, pezzo più ragionato ma altrettanto efficace. In generale, possiamo dire che decisamente preferiamo i Savage Messiah nei brani dove la melodia è calibrata in misura più mirata, ovvero quando non eccede talvolta perdendosi in pleonasmi, conferendo ai brani un plus in più. Album tuttavia da scoprire ascolto dopo ascolto, con tante punte di eccellenza. I Savage Messiah si confermano come un gruppo meritevole della vostra attenzione, loro sì che hanno qualcosa da dire!