8.0
- Band: SAVAGE MESSIAH
- Durata: 00:52:05
- Disponibile dal: 10/03/2014
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Audioglobe
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Arrivano al quarto album i londinesi Savage Messiah, band che tiene il piede perfettamente in due staffe, quella del power metal e quella del thrash metal. Anche questo nuovo lavoro, sempre edito per la Earache, conferma le attitudini del gruppo e la volontà di catturare un’audience che pesca in entrambi i territori, con canzoni molto power metal che però non disdegnano ambientazioni care al thrash. È ovvio che quando parliamo di thrash metal parliamo della versione più melodica del genere, ottimizzata dai suoni puliti e graffianti, dall’impatto secco di batteria e dagli arrangiamenti prolungati – a volte anche troppo. Ma questo album è convincente dall’inizio alla fine, non presenta particolari punti deboli e si lascerà amare senza problemi da entrambe le fazioni. Il gruppo è bravo a miscelare perfettamente queste influenze, non scrivendo canzoni una volta power e una volta thrash. La fusione è riuscita perfettamente e quindi si può godere della rudezza del genere che esalta le percussioni mitigata con la melodia delle chitarre power. Vi citiamo qualche brano fra quelli che ci hanno impressionato maggiormente, tutti comunque di primissimo livello: e quindi “Iconoclast”, opener dura che incorpora una sorta di melodica introduzione, e poi la title-track, perfetto bilanciamento di parti rudi prettamente thrash metal a un ritornello che è dominato dalla melodia vocale, cosa che il singer Dave Silver fa meglio di ogni altra cosa; e poi, da amanti del genere quali siamo, ecco le canzoni più thrash metal come “Zero Hour”, dal finale debordante dove sembra di ascoltare i Testament, e ancora “Hammered Down”, dominata da lunghi assoli che compensano la durezza della sezione ritmica; infine, per ultimo, la fantastica “Scavengers Of Mercy”, fantastico episodio di thrash metal con le caratteristiche melodiche del combo. Se dobbiamo trovare un difetto ai Savage Messiah, è quello che le parti melodiche dominate dalle linee vocali di cui abbiamo scritto poc’anzi a tratti risultano eccessive, ma si tratta di minuzie. Il tutto, come già scritto, è premiato da ottimi suoni, anche se quello del basso dell’italiano Stefano Selvatico si sente poco nell’economia generale del suono dei Savage Messiah. Insomma questi inglesi si confermano ottimi mestieranti del thrash melodico o del power metal misto al thrash, a seconda di come vogliate girare la frittata. In lunghi tratti sembra di ascoltare i primi Testament, quelli di “Practice What You Preach” e questa è sicuramente una cosa che depone a loro favore. Li preferiamo nelle parti in cui sono propriamente più thrash ma questo fatto, senza dubbio alcuno, è riconducibile alle preferenze personali.