7.5
- Band: SAVAGE OATH
- Durata: 00:43:52
- Disponibile dal: 15/03/2024
- Etichetta:
- Postmortem Apocalypse
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Nel panorama della cosiddetta new wave of traditional heavy metal esistono delle entità che godono della facoltà di tramutare in oro gran parte delle produzioni che toccano: è questo ad esempio il caso del cantante americano Brendan Radigan, già voce degli strabilianti Sumerlands e dei promettenti Stone Dagger, e che di recente ha visto ripagati i propri sforzi, venendo assunto in pianta stabile negli iconici Pagan Altar.
Ebbene, siamo ora in presenza del primo full-length ufficiale ad opera di una nuova realtà che vede protagonista il sopracitato frontman, affiancato per l’occasione da altre figure di spicco dell’underground, come il chitarrista Leeland Campana, da sempre membro degli epic metaller Visigoth, e l’ex bassista dei Manilla Road, Phil Ross, ora membro degli ancora freschissimi Sentry e dei più navigati Ironsword.
Un poker che trova il proprio quarto elemento nel batterista Austin Wheeler, motore ritmico a sostegno dell’intera struttura, per cimentarsi in quella che è una creatura destinata ancora una volta a far girare il nome dei musicisti coinvolti: parliamo dei qui presenti Savage Oath e del loro altisonante “Divine Battle”, nel quale la band inserisce tutto il buono già seminato grazie all’EP omonimo dello scorso anno, per poi sprigionare tutta la propria carica di matrice heavy/power alla vecchia maniera con un pezzo iniziale a dir poco sbalorditivo: “Knight Of The Night” è infatti un concentrato di energia travolgente e soluzioni melodiche battagliere, le quali trovano posto in chiave più rockeggiante anche nella seguente e meno agguerrita “Wings Of Vengeance”, seppur con sempre ben salda la spada tra le mani.
Appare sin da subito in tutta la sua possanza l’ispirazione compositiva che ha già da tempo fatto la fortuna di questo piccolo plotone d’assalto, che dimostra di essere meritevole dell’ottimo riscontro ottenuto da parte dei defender di tutto il mondo coi vari progetti da loro gestiti: il comparto vocale è praticamente scevro da difetti, ed anche quello strumentale svolge ottimamente la sua parte, riuscendo a gestire in maniera completa le fasi più veloci e quelle più cadenzate. Queste ultime si presentano con fare aggraziato e regale in “Blood For The King” la quale, malgrado prediliga dei tempi abbastanza lenti, non fa scendere l’adrenalina dell’ascoltatore nemmeno per un solo istante, ma anzi la va a stimolare negli ultimi due minuti grazie ad una rinnovata collera, poi placata dall’intermezzo strumentale “Smoke At Dawn”.
La band predilige la qualità alla quantità, ed è questa la miglior giustificazione per i soli sette (sei, escluso l’intermezzo di cui sopra) brani presenti in una scaletta fatta di pezzi di considerevole durata, e che con “Madness Of The Crowd” riprende esattamente come è iniziata: sciorinando ritmiche micidiali e tanto sano heavy/power a rotta di collo, prima di passare ad un brano denominato come la band stessa, nuovamente con una formula cadenzata e tipicamente epic metal, per poi spiazzare definitivamente l’ascoltatore con una title-track conclusiva poco distante da una autentica ballata medievale.
Come già abbiamo detto, i brani sono pochi, ma tutti di qualità a dir poco elevatissima, anche se, in effetti, le scelte strutturali lasciano comunque un accenno di senso d’incompiuto, come se in chiusura dovesse esserci un’ultima sferzata metallica che però non sopraggiunge, e la sensazione trasmessa all’ascoltatore è quella di un album che, se fosse durato quei sei minuti in più, avrebbe potuto ambire all’eccellenza nel suo settore.
In ogni caso, si tratta comunque dell’ennesimo centro ad opera di figure che riteniamo stiano facendo soltanto il bene del metal classico, e non ci stupisce notare il nome dei Savage Oath all’interno del cartellone del prossimo Keep It True, previsto per la fine del mese, dove per chi mastica queste sonorità è davvero impossibile mancare.