6.5
- Band: SAXON
- Durata: 00:50:24
- Disponibile dal: 16/10/2015
- Etichetta:
- UDR Music
- Distributore: Warner Bros
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I Saxon sono una macchina da guerra, non si fermano mai, anzi continuano a macinare dischi e tour uno dopo l’altro senza mai apparentemente stancarsi. Diciamo apparentemente perché alla lunga questi ritmi da catena di montaggio arrivano a logorare, a grattar via quella lucidità ed ispirazione che con il corpo e lo spirito più rilassati potrebbe offrire risultati di ben altra natura. Tutta questa premessa per dire che il nuovo “Battering Ram” non è altro che l’ennesimo disco dei Saxon, solido e roccioso quanto vogliamo, ma in più episodi privo di quella marcia in più che ha reso Biff Byford e compagni dei veri capisaldi dell’heavy metal. La titletrack che apre il disco mostra i Saxon in una veste più tedesca che inglese, il classic metal del brano appare insipido, svogliato, poco ispirato, per non dire proprio noioso. “The Devil’s Footprint” risolleva temporaneamente le sorti del disco, la band finalmente accelera per suonare il suo heavy rock di razza e l’energia torna a scorrere a fiumi. Purtroppo il mid tempo “Queen Of Hearts” gasa tanto quanto una dose massiccia di lexotan, la voglia di premere il tasto “skip” del lettore è difficile da contenere. Più in generale, la prima parte di “Battering Ram” offre brani dignitosi, mentre la seconda metà segna un calo preoccupante di tono. Se escludiamo la bordata “Top Of The World”, con cui i Saxon sparano a tutta velocità i loro granitici riff heavy rock, il mid tempo “To The End” torna su lidi stagnanti e banali. Anche il brano successivo, la ballad “Kingdom Of The Cross” non si dimostra particolarmente toccante. Paul Quinn e Doug Scarratt alle chitarre offrono sempre una buona prestazione, così come il picchiatore Nigel Glockler si conferma un batterista di classe, il problema di “Battering Ram” è proprio il songwriting, che per diversi brani sembra limitato al compitino da sei politico. L’idea che ci siamo fatti è che i Saxon si siano un po’ riposati sugli allori, proponendo un disco sin troppo standardizzato per andare sul sicuro. Per quanto gli ultimi dischi della formazione dello Yorkschire siano sì validi, da tanti anni ormai i fan rimangono in vano in attesa di un disco che possa veramente essere affiancato ai loro capolavori degli anni ottanta. Non si pretende un nuovo “Wheels Of Steel”, sarebbe stupido e inutile, ma un disco di qualità superiore a “Battering Ram” ci pare una richiesta più che lecita.