8.0
- Band: SAXON
- Durata: 00:58:32
- Disponibile dal: 02/02/2018
- Etichetta:
- Silver Lining
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Quarant’anni di carriera, ventidue dischi un studio ed i Saxon riescono ancora oggi a stupirci. Da una band con questi numeri statisticamente ci si può aspettare un buon disco, molto più difficilmente un capolavoro, perché l’ispirazione dei tempi d’oro tende a deperire con il passare degli anni. Invece Biff Byford e compagni ci lasciano a bocca aperta perché il nuovo “Thunderbolt è una letale bomba atomica, il miglior disco firmato Saxon da almeno quindici anni a questa parte; bisogna tornare molto indietro nel tempo per trovare canzoni degne di combattere ad armi pari con questa ultimissima fatica in studio. Inoltre, altro fattore molto importante, “Thunderbolt”, oltre a proporre le classiche bordate tipiche della formazione inglese, presenta alcuni brani più vari, diversi da ciò che ci si aspetterebbe, un valore aggiunto che fornisce ulteriori sfumature colorate al disco. Le danze vengono aperte dalla breve opener “Olympus Rising”, che lascia presto spazio alla title track, una cannonata di heavy metal tradizionale di puro stampo ottantiano. Le chitarre macinano solidi riff scanditi dal sempre preciso Nigel Glockler alla batteria. Della stessa pasta “The Secret Of Flight”, l’unica differenza è un uso in quantità maggiore di cori e sovraincisioni vocali. La prima sorpresa arriva con “Nosferatu (The Vampire Waltz)” un midtempo dalle atmosfere molto oscure. Il tappeto di tastiere ed il ritornello donano al brano un’atmosfera gotico/decadente, proprio per far risaltare il concept del testo. Menzione d’onore per “They Played Rock’n’Roll”, altra sciabolata tipicamente Saxon con cui la band tributa l’era d’oro dell’heavy metal, periodo ’79-’80, e gli amici Motorhead, con cui in quegli anni hanno condiviso un tour. L’ascolto prosegue con “Predator”, che vede la presenza del “vichingo” Johan Hegg, cantante degli Amon Amarth, in qualità di ospite. Il contrasto tra il growl e la voce di Biff è netto e si sposa alla perfezione nel pezzo. Ancora di vichinghi si parla su “Sons Of Odin”, un midtempo epico e maestoso che ci riporta con la mente ai tempi di “Crusader”. L’ascolto inizia a volgere al temine, ma c’è tempo per un altro paio di cannonate come “Sniper”, con cui i nostri fanno ribollire il sangue nelle vene, e la dirompente “Roadie’s Song”. Il protagonista assoluto di “Thunderbolt” è proprio Biff Byford, che sfodera una prestazione vocale che lascia senza parole, per il cantante il tempo sembra non passare, la sua ugola si mantiene potente e squillante come quella di un trentenne. Un ritorno col botto per una band che dopo quarant’anni riesce ancora a stupire e a mantenere il proprio ruolo tra le più imponenti colonne portanti della scena heavy metal internazionale.