7.5
- Band: SCALP
- Durata: 00:12:09
- Disponibile dal: 20/01/2023
- Etichetta:
- Closed Casket Activities
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C’era chi li attendeva al varco dopo un demo e un EP decisamente promettenti, e si può dire che a questo nuovo appuntamento gli Scalp non abbiamo deluso le aspettative. Certo, a oltre due anni dalla pubblicazione di “Domestic Extremity”, era lecito aspettarsi un full-length da parte della formazione californiana, ma evidentemente Devan Fuentes e compagni preferiscono procedere per piccoli passi, senza poi contare che un album da parte di una realtà di questo tipo potrebbe forse regalare soltanto una manciata di minuti in più rispetto a un regolare EP. In ogni caso, pur trattandosi ‘solo’ di un altro mini, “Black Tar” colpisce il bersaglio grosso, presentando quel concentrato di grindcore, powerviolence, sludge e death metal – già marchio di fabbrica del quartetto – in una veste ancora più truce e sinistra. Musica carica della tensione di un’apocalisse ancora a venire, che alterna e mette in risalto le differenti consistenze e resistenze tra vacuità, sospensione, pienezza e sconvolgimento tellurico. Il groove e al contempo l’essenzialità dei vari episodi possono ricordare i Nails degli esordi, ma l’aura sinistra che aleggia su questi nervosi movimenti, sul rumore in bassa frequenza di questa massa che viene continuamente destrutturata e riposizionata in un ordine nuovo, liberando un’energia debordante, può senz’altro ricollegarsi anche all’operato di gente come Full Of Hell e The Body.
In una dozzina di minuti, “Black Tar” destabilizza l’ascoltatore, ora gettandolo in un abisso di inquietudine, ora prendendolo a schiaffi con alcuni dei riff di chitarra più contagiosi sentiti in questo campo ultimamente. In questo marasma di continui cambi di tempo, l’elemento che più piace nella proposta della band è il notevole equilibrio tra forza bruta e densa introspezione: un mix che determina una perfetta quadratura nelle soluzioni adoperate in ogni traccia e che punta ad esorcizzare i cliché di entrambe le correnti.
Vista la brevissima durata dell’opera, è poi normale ritrovarsi a volerne di più, una volta terminato l’ascolto. Come accennato qualche riga più su, gli Scalp evidentemente preferiscono, almeno per ora, concentrare il loro caos controllato all’interno di tracklist il più dirette e concise possibile. Scelta a suo modo saggia, nell’ottica di mantenere alta la tensione e l’efficacia di un sound che, pur potendo talvolta vantare sfumature dal notevole effetto estetico, continua ad avere nel feroce impianto percussivo la sua principale caratteristica.