6.5
- Band: SEANCE
- Durata: 00:36:44
- Disponibile dal: 19/01/2009
- Etichetta:
- Pulverised Records
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I Seance hanno scritto nella prima metà degli anni ’90 alcune pagine del death metal svedese più underground, facendosi segnalare all’interno della loro scena di appartenenza soprattutto per via di un approccio al genere molto più violento e aggressivo rispetto a quello dei loro conterranei. Sui vari “Fornever Laid To Rest” e “Saltrubbed Eyes”, i nostri erano infatti alfieri di un sound con riferimenti maggiormente vicini allo stile dei Deicide che a quello dei Dismember, per intenderci (anche se il secondo presentava anche forti influenze groove alla Konkhra). Dopo un lungo periodo di pausa, che ha visto buona parte della lineup del gruppo dedicarsi – con alterne fortune – ai thrashers Witchery, i Seance tornano a farsi sentire con questo “Awakening Of The Gods”, lavoro che segna anche l’inizio di una collaborazione con l’intraprendente label asiatica Pulverised Records. Sono passati ben sedici anni dalla pubblicazione del loro ultimo full-length e, come prevedibile, più di qualcosa è cambiato nella proposta del quartetto. L’esperienza con gli Witchery ha lasciato il suo segno, così come, probabilmente, il rinnovato entusiasmo che oggi aleggia attorno alle vecchie glorie del thrash. Non c’è dunque da stupirsi che il nuovo album della band si presenti così carico di influenze old school e di un songwriting molto più agile e scattante rispetto a quello degli esordi. In pratica, sembra di ascoltare dei vecchi Merciless alle prese con del thrash alla Slayer e primi Kreator. Poco death metal e tanto thrash, dunque… con degli accenti più estremi rintracciabili solo a livello di linee vocali e di produzione. Insomma, altro che influenze Deicide! Giusto però sottolineare come il quartetto abbia esperienza da vendere anche in un simile contesto: le canzoni appaiono formalmente discrete e ben amalgamate fra loro, con una tracklist che alterna up e midtempo. I Seance, inoltre, consapevoli che un bel gioco dura poco, non la tirano troppo per le lunghe, mantenendo il tutto entro una godibile mezz’ora abbondante. Che dire, quindi? I nostri non inventano nulla, ma, a ben vedere, non lo facevano neppure sedici anni fa… inutile perciò far pesare troppo questo aspetto. Limitiamoci a dire che, preso per quello che è, “Awakening…” non si rivela poi malaccio!