SEAR BLISS – Heavenly Down

Pubblicato il 06/07/2024 da
voto
7.0
  • Band: SEAR BLISS
  • Durata: 00:44:15
  • Disponibile dal: 28/06/2024
  • Etichetta:
  • Hammerheart Records

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Le maree del black metal, in questo caso quello che volentieri sconfina nell’avant-sgarde, sono da sempre multiformi, portando di volta in volta alla luce nuove proposte come tesori abissali oppure affondando inpietosamente chi si trova in quel momento sulla cresta dell’onda; eppure, in questo gorgogliante sciabordare, (r)esistono formazioni oramai consolidate che, pur senza toccare nessuno dei due estremi, riescono a mantenere una propria, dignitosa rotta.
È il caso dei Sear Bliss, formazione ungherese dalla carriera pluridecennale, tornata in questo 2024 con il suo nono disco: “Heavenly Down” è, ancora una volta, un bel viaggio tra panorami onirici e astrali e scenari glaciali messo in musica, sottoforma di riff acuminati, una certa, incursioni atmosferiche, voci aspre e abrasive e gli onnipresenti fiati di Zoltán Pál, vero e proprio marchio di fabbrica capace di certa, maestosa grandeur, particolarmente in primo piano in pezzi come “The Upper World” o “Forgotten Deities”, dove fanno da contraltare nei momenti più raccolti ed intimisti.
I panorami sonori sono dipinti – così come nell’evocativa copertina, a cura di Kris Verwimp – come sempre, utilizzando una palette di colori che restituisce tonalità ‘calde’ autunnali per i momenti più assorti (“The Winding Path”, tra gli episodi migliori dell’intero lavoro), più vicini a certe riflessioni agallochiane, mescolandole con le tinte più fosche e tempestose di un black metal a cavallo tra Borknagar (in particolare, in “Chasm” per andamento e alternanza voci pulite/growl), epicità alla Summoning, oscurità folk e boschiva di casa Negură Bunget e un certo avanguardismo che dagli anni Duemila in poi ha segnato i passi, sia pur in direzioni diverse, di gente come Arcturus o Enslaved (si ascolti in merito la verve sperimentale della title-track, ad esempio) con qui e lì qualche fuggente pennellata di scuola black ellenica.
“Watershed” e la finale “Feathers In Ashes” sono due buoni esempi di quanto appena detto, ed in generale tutto il disco alterna con perizia – d’altronde, i Nostri hanno almeno trent’anni di carriera ed esperienza alle spalle – risultando in grado di farci passare tre quarti d’ora con lo sguardo fisso su panorami immoti.
“Heavenly Down” si rivela, quindi, non una sorpresa, ma nemmeno una delusione: è piuttosto una solida conferma di buona qualità, così come il precedente “Letters From The Edge”. L’assenza di urti o scossoni, in positivo come in negativo, è certamente segnale, a modo proprio, di una certa staticità in termini di percorso, ma è anche vero che non si deve per forza evolvere ad ogni costo: i Sear Bliss, dopo essere passati attraverso le sfumature pagan e symphonic del black metal, hanno trovato una propria realizzazione nel crocevia tra queste e le altre influenze citate poc’anzi, creando un ibrido con radici in scenari passati e futuri.
Se conoscete già il gruppo o comunque vi accasate volentieri tra il nero, il ghiaccio, il malinconico e il sottobosco, siamo sicuri che darete volentieri anche più di un ascolto al disco.

 

TRACKLIST

  1. Infinite Grey
  2. Watershed
  3. The Upper World
  4. Heavenly Down
  5. Forgotten Deities
  6. The Winding Path
  7. Chasm
  8. Feathers in Ashes
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