7.0
- Band: SEAR BLISS
- Durata: 00:44:15
- Disponibile dal: 28/06/2024
- Etichetta:
- Hammerheart Records
Spotify:
Apple Music:
Le maree del black metal, in questo caso quello che volentieri sconfina nell’avant-sgarde, sono da sempre multiformi, portando di volta in volta alla luce nuove proposte come tesori abissali oppure affondando inpietosamente chi si trova in quel momento sulla cresta dell’onda; eppure, in questo gorgogliante sciabordare, (r)esistono formazioni oramai consolidate che, pur senza toccare nessuno dei due estremi, riescono a mantenere una propria, dignitosa rotta.
È il caso dei Sear Bliss, formazione ungherese dalla carriera pluridecennale, tornata in questo 2024 con il suo nono disco: “Heavenly Down” è, ancora una volta, un bel viaggio tra panorami onirici e astrali e scenari glaciali messo in musica, sottoforma di riff acuminati, una certa, incursioni atmosferiche, voci aspre e abrasive e gli onnipresenti fiati di Zoltán Pál, vero e proprio marchio di fabbrica capace di certa, maestosa grandeur, particolarmente in primo piano in pezzi come “The Upper World” o “Forgotten Deities”, dove fanno da contraltare nei momenti più raccolti ed intimisti.
I panorami sonori sono dipinti – così come nell’evocativa copertina, a cura di Kris Verwimp – come sempre, utilizzando una palette di colori che restituisce tonalità ‘calde’ autunnali per i momenti più assorti (“The Winding Path”, tra gli episodi migliori dell’intero lavoro), più vicini a certe riflessioni agallochiane, mescolandole con le tinte più fosche e tempestose di un black metal a cavallo tra Borknagar (in particolare, in “Chasm” per andamento e alternanza voci pulite/growl), epicità alla Summoning, oscurità folk e boschiva di casa Negură Bunget e un certo avanguardismo che dagli anni Duemila in poi ha segnato i passi, sia pur in direzioni diverse, di gente come Arcturus o Enslaved (si ascolti in merito la verve sperimentale della title-track, ad esempio) con qui e lì qualche fuggente pennellata di scuola black ellenica.
“Watershed” e la finale “Feathers In Ashes” sono due buoni esempi di quanto appena detto, ed in generale tutto il disco alterna con perizia – d’altronde, i Nostri hanno almeno trent’anni di carriera ed esperienza alle spalle – risultando in grado di farci passare tre quarti d’ora con lo sguardo fisso su panorami immoti.
“Heavenly Down” si rivela, quindi, non una sorpresa, ma nemmeno una delusione: è piuttosto una solida conferma di buona qualità, così come il precedente “Letters From The Edge”. L’assenza di urti o scossoni, in positivo come in negativo, è certamente segnale, a modo proprio, di una certa staticità in termini di percorso, ma è anche vero che non si deve per forza evolvere ad ogni costo: i Sear Bliss, dopo essere passati attraverso le sfumature pagan e symphonic del black metal, hanno trovato una propria realizzazione nel crocevia tra queste e le altre influenze citate poc’anzi, creando un ibrido con radici in scenari passati e futuri.
Se conoscete già il gruppo o comunque vi accasate volentieri tra il nero, il ghiaccio, il malinconico e il sottobosco, siamo sicuri che darete volentieri anche più di un ascolto al disco.
