6.5
- Band: SECRET RULE
- Durata: 00:48:00
- Disponibile dal: 24/06/2016
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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I Secret Rule avevano esordito l’anno scorso con “Transposed Emotions”, un disco che aveva riscosso buoni consensi e che aveva lanciato subito molto bene la band. Il rischio, spesso, in questi casi, è quello di avere la tentazione di battere il ferro finchè è caldo e di avere troppa fretta di tornare sul mercato. Una tale osservazione deriva dal fatto che in questo nuovo lavoro dei Secret Rule, intitolato “Machination”, si possono ascoltare senz’altro buone cose, accanto a soluzioni obiettivamente sin troppo abusate e che sanno troppo di ‘già sentito’: una situazione che, probabilmente, si sarebbe potuta evitare prendendo un po’ di tempo in più per curare songwriting ed arrangiamenti. In linea di massima, la band propone un metal melodico con venature gothic e qualche inserto elettronico, con una tracklist però un po’ altalenante. In realtà lasciava ben sperare l’avvio del disco con “Ex-Machina”, al quale invece fanno seguito una serie di brani non particolarmente incisivi, tra i quali spiccano più che altro per le melodie “The Saviour”, “Dolls e soprattutto “I Will”; niente male, per le atmosfere che riesce a creare, una traccia come “The Image”, anche se poi finisce per dilungarsi un po’ troppo. Bella anche l’idea di inserire un timbro che ricorda il mini-moog in “A Mother”, un brano delicato e raffinato, impreziosito da arpeggi acustici e dalle estensioni vocali della Di Vincenzo. In qualche traccia, tipo “Foolish Daisy”, sono state incluse anche extreme vocals, che duettano con la voce femminile solista. Nulla da eccepire invece per quanto riguarda la performance dei musicisti: Angela Di Vincenzo si conferma una buona singer e in line-up ci sono anche un paio di musicisti d’eccezione quali Henrik Klingerberg (Sonata Arctica) e Sander Zoer (ex Delain), più una serie di guest quali Stefan Helleblad (Within Temptation), Timo Somers (Delain), Fabio D’Amore (Serenity) e Janneke De Rooy (Paper Roll Decay). Va poi segnalato che, come per il precedente disco, la produzione, nonchè il mixing ed il mastering sono stati curati da Tue Madsen. Insomma, a conti fatti, “Machination” risulta un full-length carino ma non del tutto convincente, mentre siamo convinti che la band possieda tutte le qualità per realizzare dischi di ben altro livello.