7.5
- Band: SECRET SPHERE
- Durata: 01:27:15
- Disponibile dal: 14/10/2016
- Etichetta:
- Frontiers
- Distributore: Frontiers
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Finalmente arriva via Frontiers il primo live album per una delle più talentuose e sottovalutate band italiane, i Secret Sphere, combo piemontese che, fosse onesto il mondo, sarebbe sul podio per valore riconosciuto tra le band tricolori. Questo disco dal vivo (esiste anche la versione in DVD, ma noi abbiamo a disposizione solamente la versione audio della quale fare analisi) è stato registrato in Giappone, a Tokio, durante una data del tour a supporto della riedizione per il quindicesimo anniversario di “A Time Never Come”. La setlist premia indubbiamente l’ultima release da studio di inediti, “Portrait Of A Dying Heart”, la prima che vede alla voce l’immenso Michele Luppi (ovvero colui, lasciando in pace i Whitesnake dei quali è tastierista, che ha reso grandi davvero i Vision Divine con i tre lavori più importanti ad oggi): ben sette, infatti, sono i brani presi da questo magnifico album, forse il disco che ha segnato la maturità artistica vera per i Secret Sphere. Poco rappresentato purtroppo “A Time Never Come” (tra l’altro il disco del quale il tour è a supporto), con solamente il trittico “Legend”, “Under The Flag Of Mary Read” e “Lady Of Silence” e marginali sono i contributi estratti dagli altri album. La resa sonora di questo live è a dir poco grandiosa, precisa, pulita, se non oggettivamente perfetta poco ci manca, e solamente la compostezza del pubblico giapponese riesce a infastidire un pochino, ma questa è solamente una opinione personale, visto che molti sono coloro che preferiscono ascoltare le performance delle band durante i dischi dal vivo e non il pubblico. Suonato da una band in grandissima forma, “One Night In Tokyo” eleva Michele Luppi all’ennesima potenza, con una performance eccezionale, a supporto di una voce unica. Come bonus track troviamo una nuova versione di “Lie To Me”, che vede la presenza di una guest d’eccezione, l’ex cantante di Nightwish ed Alyson Avenue Anette Olzon per un duetto non proprio memorabile con Luppi (il brano si presta poco, secondo chi scrive, a far emergere la Olzon) ma decisamente piacevole. A conti fatti uno dei migliori live album degli ultimi anni per qualità sonora.