7.5
- Band: SECRETS OF THE MOON
- Durata: 00:52:43
- Disponibile dal: 04/12/2015
- Etichetta:
- Lupus Lounge
- Distributore: Audioglobe
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Dopo aver creato dischi pieni di arrangiamenti, di registri e di suoni che avrebbero dovuto avere il compito di arricchire e di sorprendere continuamente l’ascoltatore, giunge per i Secrets Of The Moon il momento di guardare altrove e di esplorare maggiormente il concetto di linearità. “Sun” è un album destinato comunque a spiazzare, ma più per la sua forte impronta melodica che per quegli sbalzi di umore al quale il gruppo tedesco ci aveva sin qui abituato. All’ascolto dell’opera, probabilmente numerosi fan grideranno allo scandalo e al “sellout”: del resto, l’assenza di spunti davvero aggressivi o propriamente black metal è subito lampante. Tuttavia, sarebbe errato giudicare repentina o incongruente la “svolta”, dato che i Secrets Of The Moon avevano iniziato già diversi anni fa a giocare con certe soluzioni più ariose. “Sun”, in pratica, arriva ad esaltare definitivamente l’anima melodica del gruppo della Sassonia: le strutture risultano più fluide, le linee vocali schiarite e la produzione snella e luminosa (quest’ultima fondamentale per mettere in risalto il carattere seducente delle nuove trame). Basta l’opener “No More Colours” – probabilmente una delle migliori canzoni dell’intero repertorio della band – ad illustrare con precisione l’andamento del disco: il brano si apre su una ritmica intensa, ma presto si capisce che il fulcro della musica risiede da tutt’altra parte… voce ambigua, poche note messe al punto giusto e melodie ben definite e sensuali, capaci di trasmettere sia malinconia che una speranza nella quale perdersi, senza nessun passaggio a vuoto nonostante la lunghezza considerevole. Forse sG e compagni non gradiranno molto questi paragoni, dato che in vent’anni di carriera non hanno mai perso occasione per sottolineare la loro personalità all’interno del panorama black metal tedesco, ma tante delle formule da loro adottate su questo “Sun” sembrano il frutto di una strana fusione di Fields of the Nephilim, Type O Negative, Triptykon e Behemoth (di “The Satanist”). Non si parla dunque di vere e proprie soluzioni fuori dagli schemi; piuttosto, si può vedere l’album come una dinamica rielaborazione di nuove influenze, inserite in brani nei quali le costanti sono la rotondità delle melodie, la pulizia del suono, la messa a nudo di sentimenti. Forse per i quattro sarà difficile riproporre certi episodi dal vivo, ma ciò è un problema che per ora non deve interessare gli ascoltatori; se si ha la pazienza e la voglia di fermarsi e di sperimentare qualcosa di diverso, senza pensare troppo al vecchio materiale dei Secrets Of The Moon, allora questo è certamente il disco giusto.