SELVANS – Saturnalia

Pubblicato il 28/01/2025 da
voto
7.5
  • Band: SELVANS
  • Durata: 00:38:17
  • Disponibile dal: 31/01/2025
  • Etichetta:
  • Avantgarde Music

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Se è vero che l’ultimo full-length della band abruzzese risale a ben sette anni fa, non si può dire che dopo “Faunalia” i Selvans siano stati con le mani in mano, anzi.
“Dark Italian Art”, in solo mezz’ora di durata e con buona parte del minutaggio dedicato a cover, aveva ben mostrato la netta evoluzione del progetto, sempre più affrancato dalle barriere di genere e sempre più proiettato a reinterpretare in chiave folk ed estrema il prog rock degli anni Settanta, se ci passate la semplificazione.
Semplificazione che è solo nelle nostre parole, perché già dagli esordi Selvans ha mostrato una complessità e una stratificazione sonora di tutto rispetto, e smorzate le possibili ingenuità e asperità – anche della gioventù, e ci mancherebbe – si impone con un sound sempre più personale, evoluto, nostalgico in termini assolutamente progressivi.
In “Saturnalia” sono diversi gli elementi degni di nota: innanzitutto la conferma definitiva (o almeno per ora, chissà cosa ci riserva il futuro) dell’italiano come lingua per i testi, con un esito metrico decisamente interessante e funzionale; poi, la sintesi sempre più compiuta della dimensione folk nell’anima profondamente estrema del loro sound, infine il ricorso a un’orchestra e coro di ben sessanta elementi, con arrangiamenti sontuosi, impegnativi, eppure mai inutilmente bombastici, ad accompagnare Selvans (alias Luca Del Re),  l’eterno mastermind, ma anche un nucleo di altri quattro musicisti infine considerati parte integrante della band.
Dall’avvio sontuoso di “Necromilieu” si viene subito gettati nel gorgo incalzante de “Il Mio Maleficio V’incalzerà!”, dove le chitarre la fanno da padrone e Selvans può mettere in campo tutta la sua potenza vocale, capace di diventare teatralità sorretta da un tappeto orchestrale sublime su “Madre Dei Tormenti”.
“Pantàfica” si rifà a una figura del folklore abruzzese: la personificazione dell’incubo, vuoi in forma di vecchia strega o di gatto, la cui leggenda ci viene narrata con un brano ritmato e abrasivo, e la componente più black prosegue su corde più fastose ne “Il Capro Infuocato”, brano dove gli intrecci tra gli strumenti puzzano tanto di zolfo, quanto di prog rock.
La conclusiva “Fonte Dei Diavoli” sfiora i dieci minuti amalgamando in maniera organica le anime emerse nelle tracce precedenti: è un brano enfatico e diretto insieme, che a occhi chiusi fa scorrere nella mente immagini vivide di orrori rurali e ancestrali: una melodrammatica – in senso buono – colonna sonora. Come intuibile, insomma, le sei tracce di questo disco sono una narrazione difficilmente scomponibile in singoli capitoli, rispetto a immergersi in una narrazione oscura, magniloquente e insieme euforica, esattamente come devono essere le storie raccontate intorno a un focolare in una vecchia casa colonica.
Stando alle dichiarazioni degli ultimi tempi di Selvans, questo racconto rappresenta anche la fine del cammino della band: per fortuna è un album di commiato che non puzza di tristezza o di autocelebrazione, E se, da una parte, lascia sicuramente un vuoto nella storia recente del metal italiano, siamo certi che questo non mancherà di venire colmato da altri vulcanici e stimolanti progetti dell’ingegnoso musicista abruzzese.

TRACKLIST

  1. Necromilieu
  2. Il Mio Maleficio V'incalzerà!
  3. Madre Dei Tormenti
  4. Pantàfica
  5. Il Capro Infuocato
  6. Fonte Dei Diavoli
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