7.0
- Band: SEPTEM
- Durata: 00:50:23
- Disponibile dal: 21/01/2022
- Etichetta:
- Nadir Music
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Nella scena metal italiana ci sono molte piccole realtà che, nel tempo, si sono ritagliate una propria posizione, vuoi per inventiva, vuoi per capacità esecutive. Per riuscire a farlo, è indubbio, bisogna avere dei tratti distintivi sopra la media, altrimenti si rimarrà sempre uno fra i tanti. Tra quelli che negli ultimi anni hanno cercato di fare un passo in avanti ci sono sicuramente i Septem, cinque ragazzi di La Spezia che tra sale prove e palchi in giro per il Mediterraneo hanno fatto gavetta e con il loro terzo lavoro, “Pseudonica”, si sono evoluti nel suono dopo due buone prime opere. Partendo dal classico heavy metal alla Iron Maiden dei primi album (“Sa Femmina Accabadora” parte alla maniera di “Fear Of The Dark” e di quel genere di canzone ne ha lo svolgimento, la durata e in un certo senso anche il pathos), i Septem hanno aggiunto alla loro scrittura una vena oscura che permea sia le linee vocali di Daniele Armanini sia i passaggi molto tecnici dei chitarristi Luca Riggio e Enrico Montaperto. Proprio certi tecnicismi infatti ricordano sonorità molte volte più tendenti al thrash-death, come in “Blood And Soul”, dove si fa uso anche di parti in growl oltre al cantato pulito (a volte non sempre centrato sulle linee melodiche), o nella canzone che dà il titolo all’album, “Pseudonica”, con i due generi di voce a contrapporsi tra riff ruvidi e assoli ritrovabili in album di death melodico (rimandi a Children Of Bodom, In Flames o ad arzigogolati arpeggi dei nostrani Sadist, citati non a caso visto che sono loro responsabili della produzione e della registrazione nei loro Nadir Studios). Il quintetto ligure si completa con una sezione ritmica ben calibrata, con un basso molto presente suonato da Andrea Albericci (ottimo apripista in “Man On The Bridge”) e le pelli affidate sapientemente a Matteo Gigli. In questo “Pseudonica” dei Septem ci sono molti spunti accattivanti, tra esaltazioni chitarristiche come in “Devil In Disguise” ai momenti più melodici della ballad “Call Of Love”; sfortunatamente però non sempre le note alte sono il punto di forza, anzi proprio nei passaggi più cupi questo album trova i suoi pezzi meglio riusciti. Ancora qualche accorgimento e i Septem navigheranno verso album completi in tutti i dettagli.