8.5
- Band: SEPTICFLESH
- Durata: 00:43:36
- Disponibile dal: //1995
- Etichetta:
- Holy Records
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
Se il debut “Mystic Places Of Dawn” aveva fatto segnalare i Septic Flesh (in questa recensione li chiameremo con il vecchio monicker) come una delle più promettenti realtà dell’intrepida scena ellenica, “Esoptron” vede il gruppo death-doom metal di Atene consolidare nettamente la propria posizione all’interno del circuito, palesando netti miglioramenti sotto praticamente ogni punto di vista. Pubblicato sempre dalla Holy Records a circa un anno di distanza dal primo full-length, “Esoptron” (o “Εσοπτρον”, in alfabeto greco) è il classico album della svolta per i Nostri, che espandono a dismisura certe intuizioni degli esordi e vanno a concepire uno dei dischi più originali rilasciati nel 1995. A differenza di “Mystic…”, “Esoptron” non è un’opera particolarmente epica e battagliera, bensì una riflessione maggiormente poetica, a tratti persino sussurrata in intimità. Le trame e gli arrangiamenti di tastiera lasciano un pochino da parte la sensualità del debut per avvicinarsi ad umbratili atmosfere gotico-medievali intrise a volte di caleidoscopiche suggestioni psichedeliche. Prevalgono ritmiche controllate e toni placidi, si aprono alla mente scenari fantastici che si librano fra il sogno e l’abbandono mistico. “Burning Phoenix” è un canto dolce e al contempo malinconico, come le lunghe serate nel Peloponneso; le note del piano e gli arpeggi della chitarra di Sotiris Vayenas creano arie rarefatte e soavi, mentre il growling di Spiros Antoniou spezza qua e là l’incanto, ricordandoci le radici death metal dei Nostri. “Ice Castle” è altrettanto armoniosa e ammaliante nel suo languore dai toni neri e oscuri; “Succubus Priestess” ha ritmo incalzante, con la voce di Spiros che vibra su un uptempo proto-melodic death metal, prima dell’ennesima svolta onirica nel finale. Questi, tutto sommato, i veri grandi highlight del disco, prima che la conclusiva “Narcissism” – quasi nove minuti di durata – spiazzi l’ascoltatore una volta per tutte con l’ormai tipica estetica barocca dei Septic Flesh, fatta di una moltitudine di linguaggi musicali spesso di origine ignota, di successioni di arie e momenti più o meno nitidi, di folklore, arcana spiritualità, rapimento estatico e fervore pagano. Alla produzione del lavoro mancano certamente un po’ di dinamismo e di profondità – e questo penalizza a tratti gli arrangiamenti, di base assolutamente curati ed eleganti – ciò nonostante mai viene meno l’impressione di trovarsi davanti ad un’opera vitale e dall’elevato spessore artistico, che segna un passo decisivo verso la piena maturità dell’ensemble ellenico. Difficile trovare paragoni pienamente calzanti per una proposta tanto ricca e coraggiosa, ma se riuscite ad immaginarvi un ibrido a base di Paradise Lost, Morbid Angel ed Iron Maiden, condito da rimandi mediterranei, allora siete probabilmente sulla buona strada. Erano ancora lontane le orchestrazioni imponenti e le arie lovecraftiane degli album recenti, ma già negli anni Novanta la creatura Septic Flesh sprizzava estro e personalità da ogni poro. Non peccate di Hybris e andate a scoprire le sue origini.
N.B. L’album è stato di recente ristampato dalla Season Of Mist con una nuova copertina, che riportiamo di seguito, e le seguenti bonus track:
Woman Of The Rings
Crescent Moon (Live in Lille 1999)
Brotherhood Of The Fallen Knights (Live in Lille 1999)