8.0
- Band: SEPTICFLESH
- Durata: 01:21:18
- Disponibile dal: 31/07/2020
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
I Septicflesh da sempre hanno incorporato elementi sinfonici all’interno della loro musica, quindi non stupisce molto la pubblicazione di un disco con l’orchestra, anzi pare più il coronamento di una carriera ormai trentennale e con una qualità media elevata. I greci sono dediti ad un death metal molto particolare, epico e maestoso ed incentrato su tematiche occulte, lovecraftiane e mitologiche, caratteristiche che li rendono quasi un unicum nel panorama metal. Il concerto in questione, con annessa parte video, è stato registrato durante una data sold-out al Metropolitan Theatre di Città del Messico nel febbraio 2019 con la presenza di ben 100 membri di “Symphonic Experience Orchestra”, “Enharmonia Vocalis Choir” e “National University of Mexico Children’s and Youth Choir”. Per quanto riguarda la scaletta, la scelta è stata quella di privilegiare gli album seguiti alla reunion del 2007, quindi da “Communion” in poi, con l’ultimo “Codex Omega” a fare la parte del leone con ben cinque pezzi. Proprio con uno di questi, “Portrait Of A Headless Man”, preceduto da una breve intro, si apre lo show: si notano subito la potenza del suono sparato in faccia ad un pubblico caloroso, come spesso accade nei paesi sudamericani, e la carica della band, bardata nei consueti costumi completamente neri e con il leader Christos Antoniou ad interagire continuamente con l’audience. Dal punto di vista visivo, il colpo d’occhio è spettacolare: i Septicflesh dominano il centro del palco, circondati da orchestrali e coristi, in una location gremita e illuminata da giochi di luce essenziali ma efficaci; azzeccata sembra essere, per quanto riguarda la parte video, la scelta di staccare spesso da una scena ad un’altra. Il mix tra la strumentazione metal e l’imponente orchestra è pressochè perfetto, d’altronde non potrebbe essere altrimenti poichè la musica degli ateniesi nasce per avere un lato sinfonico, e ciò permette di non perdere un grammo della furia primitiva di questi pezzi; a ciò contribuisce anche una produzione nitida e cristallina, in grado di valorizzare ogni singola nota. Le orchestrazioni raggiungono un livello di maestosità elevatissimo soprattutto nei pezzi in cui viene dato loro più spazio d’espressione: impossibile non citare il vortice di strumenti e cori che apre “Communion”, subito doppiato da una batteria feroce e chirurgica e dal cantato di Antoniou; analogo l’effetto wagneriano nell’epica “Persepolis”, forse il brano più sinfonico del lotto. I pezzi da novanta della discografia della band vengono quasi tutti giocati nella seconda metà dello show e, fra questi, la più invocata dal pubblico messicano sembra essere “Anubis”, sempre feroce nel suo death metal ma con un lato quasi cinematico in questa versione. La chiusura è affidata alla gotica “Dark Art”, anch’essa dal disco più recente della band, introdotta dalle parole del cantante/bassista e suonata in modo molto sentito, quasi come fosse una sorta di manifesto dei greci, da decenni veri discepoli delle arti oscure.