8.0
- Band: SEPTICFLESH
- Durata: 00:38:38
- Disponibile dal: 20/05/2022
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Assimilato il successo di “Codex Omega”, i Septicflesh hanno valutato attentamente le loro mosse successive, pubblicando prima un live album – “Infernus Sinfonica MMXIX” – e poi lasciando trascorrere qualche tempo dall’alleggerimento delle restrizioni legate alla pandemia per procedere con il lancio di un nuovo album, il primo per Nuclear Blast Records. “Modern Primitive”, a dispetto dei cinque anni trascorsi dall’uscita dell’opera precedente, riprende tuttavia le fila del medesimo discorso, affidandosi agli stessi temi roboanti, ai riverberi umbratili e a quelle melodie evocative che da tempo fanno la fortuna del gruppo ellenico. Un death metal ‘aristocratico’, che con le sue imponenti venature orchestrali riesce a regalarci di volta in volta suggestioni di magnificenza, di esotico e di desertico. Ritmiche regolari e aperture strumentali dosatissime con ricercati inserti in dilatare di archi e fiati reggono il timone di questa proposta ormai immediatamente riconoscibile e sempre più affinata negli arrangiamenti e nella resa sonora complessiva. La furia death metal si può intravedere probabilmente nella meticolosità con la quale la band porta avanti i capitoli di questo libro intricato e tormentato nella propria smania espressiva, servendosi di volta in volta di una strumentazione classica (a cura della Filarmonica di Praga) e di un coro di bambini per sottolineare ulteriormente un crescendo emozionale dal carattere profondamente solenne. Le chitarre puntano soprattutto sulla pesantezza, andando a riempire gli spazi, generando un senso di gravità che resta sul fondo, per fare da base ai suddetti ornamenti: a livello di riffing e di spunti chitarristici, i Septicflesh degli inizi erano certamente più vivaci e ingegnosi. In ogni caso, è ormai da diversi album che il focus dei greci si è spostato sulla componente orchestrale: è qui che oggi risiede l’anima della musica del quintetto, le pennellate di colore che vanno ad arricchire ed elevare la robusta base rappresentata da chitarre e sezione ritmica. Anche su “Modern Primitive”, si resta favorevolmente impressionati dalla facilità con cui gli archi riescono ad aprirsi un varco tra i vari tocchi percussivi, disegnando melodie che andranno a caratterizzare l’intero brano e preparando il terreno per l’arrivo del ritornello. Con l’eccezione della caotica e brutale “Coming Storm”, in questa occasione si nota in effetti una maggiore cura per la forma canzone, pur in un contesto mediamente aggressivo: seguendo l’impostazione di certi lavori dei tardi anni Novanta, numerosi episodi si distinguono per uno sviluppo ordinato e per un’omogeneità di fondo che non viene mai meno, sottolineata da chorus subito ben riconoscibili. “The Collector” e “Neuromancer” le principali hit della raccolta, subito invitanti nel loro oscillare tra ostilità e malinconia, ma è tutta la tracklist a farsi ascoltare con piacere. Del resto, “Modern Primitive” è un disco che, malgrado il suo carattere pomposo, sa come suonare fresco e diretto: non cade troppo nell’autocompiacimento e non perde mai di vista lo scopo di entrare in comunicazione con chi ascolta. La musica dei Septicflesh continua insomma ad esprimere una sua misteriosa sensualità, confermando in pieno il valore di questi musicisti e la loro dedizione nel portare avanti un discorso artistico colmo di sfumature e non sempre semplice.
