7.0
- Band: SEPTICFLESH
- Durata: 01:16:00
- Disponibile dal: 18/01/2013
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
In attesa di dare ufficialmente il via ai lavori sul successore del fortunato “The Great Mass”, i Septicflesh rifiatano e decidono di valorizzare il loro importante passato, rimettendo finalmente sul mercato, grazie all’appoggio della Season Of Mist, tutto il loro vecchio catalogo. Si parte ovviamente dal primo full-length “Mystic Places Of Dawn”, rilasciato originariamente nel 1994 dalla un tempo mitica Holy Records. Assieme a Rotting Christ e Necromantia, il gruppo di Atene rappresentava già allora la punta di diamante del circuito ellenico, in virtù di uno stile audace e personale, sempre in bilico tra solidità death metal, tendenza alla sperimentazione ed epicità. All’epoca le imponenti orchestrazioni per cui i Nostri oggi sono famosi erano solo timide velleità: il fulcro della musica era difatti costituito da un corposo riffing di chitarra non del tutto esente da rimandi ai classici del death metal made in Florida, da una puntualissima punteggiatura di tastiere dai toni spesso barocchi e da un gusto melodico più marcatamente epico e “mediterraneo”, piuttosto che orrorifico come nelle prove recenti. In generale, il sound era dunque più arioso rispetto ad oggi, giocato maggiormente su melodia e ritmiche controllate (anche perchè il batterista di allora era tutto sommato limitato tecnicamente), nonchè legato a doppio filo alla tradizione culturale ellenica. Produzione ed esecuzione, come prevedibile, erano lontane dagli standard qualitativi odierni, ma i Septicflesh (allora ancora noti come Septic Flesh) compensavano a tali mancanze con quintali di inventiva e personalità; i Nostri, d’altra parte, agivano un periodo in cui la scena metal era colma di band coraggiose che, partendo da basi extreme metal, sperimentavano poi le soluzioni più inusuali: pensiamo a Tiamat, Amorphis, Samael… e la lista potrebbe andare avanti parecchio. I Septicflesh rientravano a pieno in questo filone e con “Mystic Places Of Dawn” gettarono le basi per una carriera ricchissima di qualità e colpi di scena. Certo, su questo disco non tutto è maturo e ben curato, ma, ad esempio, ancora oggi la title track rimane tra le migliori canzoni del repertorio: in particolare, il bridge strumentale prima del ritornello mette i brividi, anche a distanza di quasi vent’anni! Accogliamo insomma favorevolmente questa ristampa, il cui unico neo è rappresentato da una copertina che rimanda all’immaginario attuale della band e che quindi mal si relaziona al contenuto dell’opera: l’artwork originale – peraltro già assente nella ristampa del 2002 – avrebbe fatto tutt’altra figura. Indovinata, invece, la scelta di includere le tracce dell’EP “Temple Of The Lost Race” come bonus: altro buon materiale, minato solamente da un drumming non sempre all’altezza.
N.B.: Il voto, come sempre, si riferisce solo alla qualità della ristampa. Il disco in sè merita un mezzo punto in più.