7.0
- Band: SEPTICFLESH
- Durata: 01:13:00
- Disponibile dal: 08/05/2016
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Giunge finalmente a compimento l’operazione di recupero del vecchio catalogo dei Septicflesh avviata dalla Season Of Mist ormai diversi anni fa. Con questa ristampa di “Revolution DNA” l’etichetta transalpina riesce infatti a mettere sotto la propria egida l’intera discografia di Spiros Antoniou e soci, lasciando a die-hard fan e collezionisti il piacere di recuperare le prime edizioni uscite per Holy Records. Come tutte le altre opere protagoniste di questa campagna di ristampe, “Revolution DNA”, originariamente uscito nel 1999, si presenta con un artwork differente rispetto all’originale e con una manciata di bonus track ad arricchire la tracklist. Per coloro che non hanno familiarità con l’album in oggetto, va rimarcato come si tratti del capitolo più controverso del catalogo del gruppo ellenico, qui protagonista di una estemporanea svolta verso sonorità più sperimentali e moderne che all’epoca suscitò non poche recriminazioni tra i fan della prima ora. Del resto, in quel periodo tantissime icone del gothic e del death/black metal provarono a sperimentare con suoni digitali o toni più soft: i Paradise Lost di “One Second”, i Moonspell di “Sin/Pecado”, i Dark Tranquillity di “Projector”, i Tiamat di “Skeleton Skeletron”, i The Kovenant di “Animatronic”, i Rotting Christ di “A Dead Poem” e “Sleep Of The Angels”… questi sono solo alcuni dei lavori pubblicati in quegli anni che possono servire da termine di paragone per quanto qui proposto dal quartetto di Atene. Forse sarebbe eccessivo affermare che i Septicflesh in quel momento rinnegarono il loro background per accodarsi alla moda imperante – nel disco si sentono infatti vari elementi mutuati da “A Fallen Temple” e “Ophidian Wheel” – tuttavia è innegabile che “Revolution DNA” suoni palesemente “tardi anni Novanta”; è un capitolo che può essere compreso del tutto solo se si ha una buona conoscenza del momento storico in cui venne rilasciato, ma che nel complesso non ha troppo da invidiare alle più note, analoghe, prove delle band citate poc’anzi. Certo, a tratti le influenze di Fields Of The Nephilim e Marilyn Manson (argh!) appaiono sfacciate, ma buona parte di questi brani mette in mostra orecchiabilità, tiro e dinamismo a sufficienza per risultare subito gradevole. D’altronde, anche nei loro album più heavy, i Septicflesh hanno sempre dato spazio alla voce pulita e a melodie piuttosto immediate: su “Revolution DNA” questi ingredienti reggono il timone, mentre il death metal e le soluzioni più estreme svolgono soprattutto un ruolo di contorno. Pezzi come “Science”, “DNA”, “Revolution” o “Last Stop to Nowhere” hanno insomma tutte le carte in regola per intrattenere anche i più scettici: ascoltandoli non si farà troppa fatica a riconoscere la formazione che ha composto i lavori immediatamente precedenti o successivi. Inoltre, non va dimenticato che coloro che non hanno mai digerito il cambio di rotta o che non riusciranno a compenderlo potranno subito consolarsi pensando a quanto proposto dalla band a partire da “Sumerian Daemons”: questo, dopo tutto, è rimasto un episodio isolato in una carriera lunga più di un quarto di secolo e crediamo che persino i suoi stessi autori oggi non abbiano molta voglia di rivisitarlo…